RIFLESSIONI GIOVANILI IN FORMA
POETICA
ALLUVIONE
Un oceano di
fango...
devastante.
Un evento dopo il
quale
solo il niente è
lampante.
Il niente della
sconfitta
dell’uomo
sulla
natura,
troppo più
forte.
Resta
il pianto incosciente di un
bambino
e quello di un
vecchio
che non ha più i
ricordi.
La volontà di
riiniziare.
Barche su un mare se ci si vuol
muovere:
un mare di
solitudine
che ha
inghiottito
vite e
speranza.
29.11.1994
AMICO
L’amico è lì, ti è sempre
accanto
ed è vero, sincero e ti può uccidere
un pianto.
La vita, la scuola un problema
d’amore.
Voi ne parlate mentre fuori
piove.
Seduti in un auto, appoggiati ad un
muro,
è sempre vicino l’amico
vero.
Un libro, una chitarra, uno scherzo,
una risata
e con quella chitarra una canzone
stonata.
A cena una sera , se sorge un
problema
non ti tradisce, non volta la
schiena:
non ti tradisce. Non lo
tradire.
E’ tanto importante, quasi come il
tuo amore.
5.11.1992
BABBO E
MAMMA
Cancellati il buio e le altre
paure.
Rassicurato dalla vostra
presenza
dalle vostre
cure,
lo sfogo per le
ingiustizie.
Le gioie e i dolori
divisi,
le lotte, i
sentimenti.
I vostri sorrisi e
rimproveri,
le discussioni, i nostri
obiettivi,
i miraggi e i vostri
litigi.
I momenti
passati,
i dolori
passati,
le vostre parole e le
ansie,
per il nostro
sapere.
E se ora scrivo è merito
vostro,
perché per voi c’è sempre
posto
nel cuore,
e ora ci siete
accanto,
come quando accanto non ci sarete
più,
e pensate che vi vogliamo
bene.
Quanto?
Pensatelo,
sarà di
più.
17.5.1993
BLOCCONOTES
Ogni esperienza appuntata al
cuore,
una spilla che ferma una voce o un
rumore.
Ti senti nelle note di una
canzone,
somigliare a certe
persone.
Parli a te stesso, come faccio
adesso
e scopri un ricordo nella tua
mente,
un ruscello di montagna, un bacio,
una lama.
Ti accompagnano pianto e
rimpianto
ma sai di
vincere,
di vivere e non
sbagliare,
e resti
contento.
5.12.1992
CAPITO
Tenevi i fili dei tuoi
pupazzi
idee da idioti e discorsi da
pazzi.
Trai tuoi pupazzi forse c’ero
anch’io.
Ma io sono libero e il cuore è il
mio,
libero di dirti
finalmente
che conti zero, non hai capito
niente.
Volevi cambiare e farlo con
me.
Non credo tu cambi ma provaci da
te.
E adesso ti cancello, non esisti
più.
Ma scegli meglio oppure crolli
giù.
CHE
FAI?
Quel buco nel braccio per
molti
nel cuore è uno
squarcio.
Smettila!
E pensa:
non ci sono problemi se
esisti,
lo so, tremi, ma
insisti.
Ascolta la
musica,
dai un calcio alla
palla
e gioca alla
vita
che in fondo ne hai
voglia.
Poi avrai una
ragazza,
mille baci e
sguardi
e chissà quanti amici. Non è
tardi.
Con quell’ago pungi il
destino
e torna a vivere da eterno
bambino.
6.12.1992
COMPLETAMENTE
ERMETICA
Numero lettera
cognome.
Tutto è ormai
così.
Amore fatto con la realtà
virtuale.
Mi fermo a
pensare.
A tutte le persone del mondo almeno
per un secondo.
A tutte le altre che invece
conosco.
Penso a dove
siano.
Penso a cosa
fanno.
Penso se pensano a
me.
Penso se pensano a ciò che scrivo
adesso.
Riprendo a
camminare.
Penso a come si sta da
morti...
Né un respiro né una
luce,
non un
movimento.
Calpesto una foglia e
scricchiola.
Penso alle poesie che ho studiato a
scuola
e penso a tutte le mie “prima
volta”.
E alle invenzioni che avrei dovuto
fare se fossi vissuto
dalla preistoria al
romanticismo.
15.10.1994
CREDO
Credo di essere una bolla di
sapone,
di volare nel cielo tra le idee
buone.
Credo nella verità e nella
vita,
per cercare sempre una via
d’uscita,
perché se non stai
attento
ti schiacciano sul
pavimento.
Credo nella giustizia e nella
libertà
e nella democrazia e nella
volontà.
Credo nel mio
pensiero
e per me è
importante:
spero che anche tu sia sincero
veramente.
28.2.1993
CRITICA
POLITICA
C’è crisi economica e di
sentimenti,
lo Stato è stato scosso dagli
eventi.
Chi ha calpestato la
dignità
è responsabile di tutto
ciò.
Ed è il colpevole di “Nero
no”,
di “Zitto o botte” e del “Che ne
so”.
La religione, lo spazio
sociale,
il dubbio storico e
culturale,
il compromesso
generazionale
sta già evidenziando l’errore
statale,
sta già evidenziando l’orrore
statale.
21.8.1994
ENRICO
Piansi per lui, per la sua
morte,
pregavo per lui perché fosse
forte.
Perché non morisse e lasciasse un
vuoto,
perché non piangesse mio padre a
lavoro.
In giacca e cravatta parlava alla
gente,
chiaro, distinto, quasi
semplicemente.
Sembrava non solo potesse
capire,
ma vivere insieme persino il
dolore.
Quella figura di uomo
sicuro,
la calma scolpita sul suo viso
scuro,
un solco sul viso, sopra la
fronte,
sembrava di tutti un amico e un
parente.
E lunghi cortei in piazza e per
strada,
e tutti sapevano che nel cuore
restava
la voglia e il coraggio di dire non
posso.
Non ci abbandonare condottiero
rosso.
16.7.1994
E SE
Oggi è il giorno degli
innamorati.
E che confusione nella mia
testa.
Ho in mente il giorno che ci siamo
lasciati,
come travolto da una
tempesta.
Ho i tuoi baci che mi sono
mancati,
le carezze delle tue
mani
e tutti i discorsi che non sono
bastati
per fare bello il nostro
domani.
Ma stavolta non sto
piangendo,
e scrivo e penso a dove
sarai,
e se stavolta ti stessi
perdendo
stavolta per non ritrovarti
mai.
Oppure se tu stessi
piangendo,
domandandoti dove io
sia.
Allora il cielo si
riaprirebbe,
e non soltanto per i
gabbiani.
Si riaprirebbe per il tuo
cuore,
si riaprirebbe per le tue
mani.
Si riaprirebbe su noi
due,
si riaprirebbe su
domani.
14.2.1994
FREDDO
Ho camminato
finché
non sentivo più i
piedi.
Ho
camminato
e pensato a ciò che si era detto
ieri.
Sempre più veloce con il freddo che
mi fa sudare
e con le lacrime nel cuore, se mi
fermo a pensare.
Ma se invece avevo il viso
bagnato
mi scoprivo sconfitto e
beffato.
Ho camminato e il freddo gelava il
viso bagnato,
mi scoprivo sconfitto e
beffato.
Ho camminato e il freddo gelava il
viso.
Mai come tu hai gelato il mio
cuore.
Mai come ti sei gelata la
vita.
Gelata per ciò che hai
scelto.
15.11.1993
GOCCIA
Nell’uragano sono uno dei
combattenti,
d’inverno sono ghiacciata dai
venti.
Nel mare sono un niente e
vago
e divento un fiore alle parole di un
mago.
Se cado dal cielo la
bagno
come le
fate,
e se cado dai suoi occhi sono una
lacrima d’estate.
8.4.1993
IL GIOCO DELLA
VITA
Gente che
vince.
Gente che
perde.
Gente che gioca su un tavolo
verde.
Giocare
tutto,
sul bianco o sul
nero.
Giocare
d’azzardo,
giocare sul
serio.
Il gioco è
falsato.
Può sembrare
strano
da un occhio nascosto nel tuo
quotidiano.
Non è la
vita:
finora hai
barato:
sei solo
pedina.
Ti hanno appena
spostato.
15.7.1994
IL
MOSTRO
Qual è il mostro che
avanza?
Cos’è?
E’ un mostro di rara
potenza
che striscia e che inghiotte la
democrazia.
E’ nel no, duro, a un uomo di
colore.
E’ nel dolore di una piazza per una
bomba.
Nel pianto di una madre sopra una
tomba.
Non più ideali. Solo
razzismo:
paura,
spari.
Spari.
Ma non sul mostro che
avanza.
Ma sulla
gente
che perde
speranza.
15.1.1994
IL VECCHIO
Parte dalla montagna di chissà quale
paese
e arriva fino in Sardegna, con
parole decise.
Ha un sacco di
tela
e la barba ormai non più
nera:
nel sacco ripone il
bene.
Ripone il saggio, ripone il
pane.
E nel cuore ripone il
buono.
Dalle parole, all’amore al
suono:
suono che strega i
cattivi,
coi cuori marci perché
radioattivi.
Ha anche un bastone e su questo si
appoggia.
Con questo ha affrontato neve,
nebbia e pioggia.
Quello è il bastone di coraggio e
libertà.
Quello è il bastone col quale
aiuterà
stimoli e ideali
dell’umanità.
4.2.1994
Di tempo
in fondo non ne è passato
tanto.
Rimpianto?
Quello no.
Ma chi lo sa... tornassi
indietro.
E ora
se tu
arrivassi
dal cielo come sopra un
taxi,
con l’etichetta di chi ormai è
cambiata...
Ti
riprenderei?
Sono qui a un anno quasi di
distanza
e guardo i tetti ed i camini qui
dalla mia stanza,
e l’ombra rossa di quei
muri,
come i riflessi delle labbra
tue,
come noi così
insicuri.
Mi fa capire che al momento che ti
ho perso
ti amavo proprio come non t’amo
adesso.
3.9.1994
L’AMICO
AROLDO
Mi ricordo di aver scritto di
lui.
Già nei
temi.
A scuola.
E’ sapiente anche se dice solo una
parola.
Sua
moglie,
proprio come
lui.
E’ come si
chiama:
Serena.
Sono sempre pronti ad
aiutare.
Anche noi,
anche me.
Che bello, però, che
strano,
riescono ad essere coerentemente
religiosi
e ricordare con
piacere
lui. Da
partigiano.
Ogni ruga è un argomento che ti può
spiegare.
Parlar con
lui
è un piacere
che,
con i miei
coetanei
(purtroppo per
loro)
non mi
riesce
spesso
di
gustare.
11.12.1994
L’AMICO CHE
SUONA
Resta lì
e sembra goffo con le sue
pantofole.
E’ un amico di vecchia
data.
Fa viaggiare le sue
mani
libere
come un vento, come una
folata,
sopra quei tasti bianchi e
neri
che si
alternano,
come i suoi
umori,
come i suoi
amori
e come i suoi pensieri
che,
chissà
se li coltiva anche mentre
suona.
E’ chiuso
nella sua
stanza,
delimitando come un
animale
la sua
zona.
5.12.1994
MIO
FRATELLO
Già uomo
sicuro
da sempre
sicuro.
Sopra gli occhiali la fronte
bianca,
che di sapere non sarà mai
stanca.
Folle,
se vuoi,
perché vicino vuole solo i
suoi
compari
che sono pochi
perché
leggendo e recitando
ruoli
nei nostri strani
giochi,
rispecchia i suoi principi e la
moralità.
Ma certo poi non è che sia palese la
cordialità.
E’ chiuso
nella sua
filosofia,
e vorrebbe esserlo di
più.
Sarà...
sarà qualcosa in quel suo
atteggiamento,
sarà,
ma come me, ne metterebbe tanti
dentro.
1.10.1994
MIRAGGIO
Passeggio nel vento da
solo,
al freddo, guardando il
cielo.
Ti penso accanto a
me.
La tua mano tiene la
mia,
i capelli mossi dalla
malinconia.
Gli occhi azzurri sono stelle
cadenti.
Lo dico
e sorridi scoprendoti i
denti.
Le tue labbra sopra le
mie,
le tue parole, le tua
manie.
Mi baci.
Ti guardo.
Ti abbraccio,
ma...
Sparisci
...sei solo un
miraggio.
2.1.1993
MI
SENTO
Mi sento Gulliver tra cinque
puffi.
Mi sento Paperino in mezzo a quattro
russi.
Come un anfibio per
Cenerentola.
Come un motore messo su una
gondola.
Un bimbo piccolo tra gli
avvocati.
Un bisturi a Natale tra giocattoli
incartati.
Mi sento Gulliver tra qualche
puffo
mi sento serio mentre tutto è
buffo.
Come un triciclo tra le
automobili.
Come le fiamme sotto i
portacenere.
Come una penna tra le
matite.
Come un’attrice con la
cellulite.
Come un panino tra le
lasagne.
Un millepiedi in cerca di
castagne.
Mi sento
bene.
Però un po’
stanco.
Mi sento goffo pure se
parliamo.
Mi sento un
wurstel
senza
mostarda.
Mi sento come il Papa senza
14.6.1994
NANNI
MORETTI
Queste metonimie della vita
quotidiana
mi fanno
paura.
Vedere abuliche persone
che,
d’estate, con ascelle
bagnate,
si reggono sul tram, avviandosi al
loro calvario
mattutino.
In
ufficio.
Professori che sbagliano
condizionali
e fidanzati che peccano di
fedeltà.
E ancora:
Taxisti che non conoscono le
vie
e politici convinti di essere in
politica davvero.
La vita è come un
copione...
Che
già di per sé non è dei
migliori
e ciò che è
peggio,
è che gli
attori
continuano a sbagliare
battute...
senza
correggersi.
9.12.1994
NON SI FA
CASO
Non ci si accorge di alcun
guadagno
se si vive troppo al
risparmio,
se si elemosina perfino un
sorriso,
se non si ha un passo abbastanza
deciso.
Non si capisce il senso di un
amore,
se non c’è mai neppure un
dolore,
se non va bene almeno il
tepore
della
famiglia.
Nel giorno di Natale o di
vigilia.
Non si fa
caso
a ciò che è intorno a più di un
palmo di naso.
Non si fa caso a chi ci gira
attorno
e non t’importa se io più non
dormo.
Per questi problemi e per questi
pensieri
non mi ricordo più dov’ero
ieri.
29.4.1994
NON SOLO UN
MARE
Chissà
se sono la volontà di
tutti.
Il sangue blu di mille
farabutti.
Se sono tutte le lacrime
versate
per milioni di salme
seppellite.
Chissà se le sue onde sono le
urla
se la schiuma è una sirena che
parla.
Chissà... se il mare ci
parlasse.
Chissà... se anche Dio
esistesse...
e ci
vedesse.
15.4.1994
NOTTE
Notte cantata da mille
poeti,
ti affido anch’io i miei
segreti.
Citata da cento
cantanti,
illuminata dalle stelle dei
santi.
Mi ricordi un
amore
una cena sul
mare,
dove affogo nelle onde dei tuoi
lunghi capelli,
e i miei
sospiri,
forti,
come queste raffiche di
vento...
Le soffici nubi sono spazzate
via
e la luna mi illumina
pallida.
18.2.1993
PENSIERI DI
RAGAZZA
Quanti diari e
sigarette
sopra le scale con le gonne
strette.
Lo zaino, il rossetto,
l’orecchino:
il tuo ragazzo, il tuo
latino.
Quelle sensazioni di non
piacerti,
di sognare ad occhi
aperti.
Ti circondano mille
voci.
Sono la vita e il destino:
piaci.
Così ti dicono, e tu ci
credi
come alla voce dei tuoi
segreti...
Non scoraggiarti, vai
avanti.
Le tue storie e le amiche sparse tra
i banchi.
9.3.1993
PERDUTO
Perduto
nel suono d’organo di una
cattedrale,
nel profumo colorato dei
fiori,
o nel soffio di un vento che
soffierà in eterno,
medito
spesso
sulle persone che andrò ad
incontrare
calpestando le pietre di questo
sentiero
che è la
vita.
26.9.1994
POESIA PER CHI ANCORA NON
C’E’
Dovrai essere un po’ come
me,
accettarmi e volere di
più,
assillarmi di baci e di sguardi
capaci
con quegli occhi, chissà forse
blu.
Se i capelli saranno
dorati,
come piume di preziosi
rapaci.
Dovrai essere sazia di avermi con
te.
Dovrai essere tutto per
me.
E leggendo i pensieri e i
dolori,
i miei amici ed i miei
genitori,
gelosa e stupita mi
coccolerai,
ripensando insieme ai miei
guai.
E sapremo di avere in
comune
non soltanto la vita e
l’amore
e parlando del cane, degli studi o
chissà...
faremo l’amore sul nostro
sofà.
E dovrai sopportarmi
così,
col pallone, Venditti e gli
amici
e con quelle avventure di miti ed
eroi
mio fratello con gli amici
suoi.
La politica non può
mancare,
per un po’ se ne deve
parlare
e poi andremo per mano dentro a
qualche museo,
spiegherai a nostro figlio il
patrizio e il plebeo.
E di petali rossi la
bocca,
la tua pelle color
d’albicocca,
delicata o abbronzata a seconda del
mese,
quando andremo assieme a far
spese.
Pressappoco ti vedo
così,
poco trucco e una giacca di
jeans,
se qualcosa poi manca nei fianchi o
nel seno,
speriamo che almeno il cervello sia
pieno.
20.5.1994
QUANDO
Quando il gioco non vale la
candela
ti fermi a fare una
preghiera
ti impegni a vincere il
destino
ti smontano chiamandoti
cretino
ti crollano addosso i
muri
ti soffocano i pensieri più
puri
perdi gli amici più
cari
dai troppo senso ai
denari
guardi la
televisione
ti buchi scoprendoti
coglione
la palla finisce nella
rete
d’amore hai veramente
sete
ami qualcuno più di quanto ti vuoi
bene
scopri che quel frutto è merito del
seme
riesci quasi a dire che stai
bene.
19.5.1994
QUANTE COSE NON
VANNO
Mina e Battisti non si fanno più
vedere.
Berlusconi e Ferrara si vedono anche
troppo.
I padri affogano le delusioni della
notte
nel
caffellatte.
Ma sono contenti
perché
davanti al palazzo dove
lavorano
hanno messo la pubblicità della
IP,
quella della
Marini.
Io sto stampando le mie vecchie
poesie
e mi viene da scriverne di
nuove.
Il mio stupido vicino mi disturba
con “Non è
Scrivi, Maurizio,
e...
Diciamocelo:
quante cose non
vanno.
9.12.1994
QUELLI COME
NOI
E’ dietro un’anta
d’armadio
che noi nascondiamo
tutto.
Che
nascondiamo,
(e dico quelli come
noi)
...che
mosche
bianche
pecore
nere,
siamo disagiati nella nostra
giustezza.
5.12.1994
QUESTA
VOLTA
Questa volta chi è
impastato
nella truffa dello
Stato,
e chi ha dato la
tangente
al devoto
presidente.
Questa volta dentro il
fiume
c’è finito
l’aeroplano.
Questa volta il
terrorista
s’è fottuto il
capitano.
Questa volta, si è anche
detto,
l’omicidio era
previsto.
Questa volta il
rapimento
si analizza a “Chi l’ha
visto?”.
Questa volta alle
elezioni
state calmi, state
buoni.
Questa volta sulle
schede
ci saranno nomi
nuovi.
Questa volta è il giornalista a
dire
“Il treno è
deragliato”
“Quanti
morti?”
“Trentacinque!”
“Ma che viaggio
sfortunato!”
Nulla cambia anche
stavolta.
Lo zampino è quello
vostro.
Per le strade ancora in
giro
c’è quel gobbo, un ladro e il
mostro.
15.2.1994
RISOLUZIONE
Tutto è
oscuro.
Sei in un
muro.
Stai soffrendo, non è
vero?
Che vuoi
fare?
Non vuoi
uscire?
Non ti vuole? Che stai
facendo?
“Non si dice! Stai
sbagliando!”
Tutto è
un’eco.
Parole a
martello.
Ti soffoca il
cuore.
Ti scoppia il
cervello.
Stai male! Che fare? Che cosa ci
vuole?
Un volo nel cielo. Un mare
d’amore.
3.2.1993
ROMA
Fredde giornate in questa
città,
bagnate da una strana
atmosfera.
Turisti, treni, facce da
università.
Foto, musei, discoteche e
pianobar.
Roma, città di colli e di
fontane,
palcoscenico di storie d’amore e di
puttane.
Un vecchio cammina in un
vicolo.
E’ vicino a Piazza del
Popolo.
Roma, tra politica e
spettacolo.
Roma che vivi su un
baratro,
tra un tram che è
passato
e le donne al
mercato.
Roma.
Con le sue notti ed i
colori,
con le sue piazze e i suoi
dolori.
Roma, città di musica, città di
chiese.
Roma del traffico e di Villa
Borghese.
Roma, potente a San
Pietro:
Roma...
con il cuore di
vetro.
18.4.1994
SENZA
PUNTO
Lotta lotta pistone
motore
volontà fischi botte
striscione
libero chiaro volo di
gabbiano
madre fratello giallo
africano
parole parole comitiva
folla
stronzi che dicono “Boia chi
molla”
oggi kaput ieri è già
passato
domani forse colpo di
stato
musica sport futuro
migliore
abbiamo palle piene di non vedere
amore
di babbo di mamma di sesso o
fratello
bacio carezza cannone
bordello
vento natura verde
limone
tangenti tasse bomba alla
stazione
ma che giustizia quale
ipocrisia
vogliamo solo amico e
fantasia.
20.11.1993
SOLA
ANDATA
Ho preso il treno per il tuo
cuore,
porterà davvero
l’amore?
L’ho preso in tempo, anche se ero in
ritardo,
per poco lo
perdo.
Adesso vado
veloce,
vedo solo strisce di
colore.
Dentro brucio come su una
brace,
cercando di ricordare il tuo
sapore.
Apri il tuo cuore. E’ come una
stazione:
è sola
andata,
aprilo
amore.
6.11.1993
SOLE
Sole sui campi
arati.
Sole sui muri
colorati
dalle scritte dei
ragazzi,
dalle ombre degli
alberi.
Sole, che battevi
ieri,
che mette i sorrisi dentro ai tuoi
pensieri.
Sole che picchia e ti
ubriaca,
sole che t’abbronza quando sei
sdraiata,
al mare di una città così
lontana,
sole che i raggi non passano la mia
persiana,
che chiude il
cuore.
Sole che ancora
m’abbaglia
e non mi fa vedere
amore.
5.9.1994
SPERANZE SULLA RIVA DEL
TEMPO
Pensieri che vanno nel
vago.
Più giù come sasso in un
lago.
Scritte nere sul
muro,
gente morta sul
suolo,
una storia finita, un
pianto,
un ricordo di guerra, uno
schianto.
Ricordi che affiorano da
laggiù,
il sasso fece anelli, ma non ci sono
più.
Quel sasso è
affondato
come il tempo
passato.
Adesso sarà sul fondo del
lago
e il tempo che viene non avrà niente
di vago.
4.1.1994
STEFANO
Lo sento molto simile a
me.
Lo sento
fratello.
E’ come uno di
famiglia,
e infatti come
noi
è alla minoranza che
appartiene.
Ci vogliamo
bene.
Lo sento padre a
volte
perché potrebbe
esserlo,
con la sua freddezza e
maturità.
Lo emulavo da
piccolo
quando anche
lui
certo non era
grande.
E
studiavo,
mi
ricordo,
le rime da stadio col suo
nome.
E poi era
lui
invece
a chiamarmi
campione,
riempiendomi il
cuore.
E’ stato molto
male
e lo siamo stati anche
noi.
Ma aiutarlo e farsi aiutare da
lui,
parlargli e
ascoltarlo
(quelle poche volte che
parla)
è un
piacere.
8.12.1994
TRENO
C’è il mare accanto a
me
e tengo la penna in
mano.
Vorrei invece avere
te.
Magari in braccio o sul
divano.
Che strano, nel cielo
azzurro
l’unica nuvola è su di
me.
E’ questo starti
lontano,
questo tuo volto che non
c’è.
Sono solo dei
minuti,
già lunghissimi
però.
E chissà quante volte dopo i
saluti
ti
ripenserò.
Intanto sul
treno
ho il sapore del tuo rossetto sulle
mie labbra,
e la carezza della tua
pelle
sulla mia
barba.
28.10.1993
TRE
NOVEMBRE
Guardavamo calare il
sole
impegnandosi a non dirci
“amore”.
Il tuo viso, il tramonto, la
gente,
il profumo del mare, il tuo
cuore:
la trappola
dell’anima
lascia andare una
lacrima:
svegliamoci che non è un
sogno,
lo sai che ne abbiamo
bisogno.
La lancetta del tempo si è
rotta
ma a noi non
basta,
facciamola tornare
indietro.
Torniamo insieme per dirci “ti
amo”.
Sorridi al mondo come sai
fare,
sorridi al vento e alla
gente.
Ma guardati
intorno
non sono
niente
se in questo istante tu non sei
qui.
In fondo è un istante. Non è poi
tanto.
E’ una vita intera se restiamo
accanto.
5.11.1992
USI E
COSTUMI
Ormai è passato il tempo degli
amici,
è superato come la corsa nel
sacco.
Oggi si preferisce ben altri
benefici.
Oggi si telefona
all’unoquattroquattro.
Non più un
rapporto,
neppure
epistolare.
Meglio la tele per cambiar
canale,
meglio parlare usando il
cellulare.
Ma quale riso tirato ai
matrimoni.
Basta con l’altare e i quattro
testimoni.
Ma che carini, lei non può fare
senza.
Si voglion
bene...
ma è solo
convivenza.
31.8.1994
VIVERE
E’ come un fiume che viene giù dalla
sorgente.
E’ come te che vivi tra la
gente.
E quell’acqua fa crescere i fiori e
li fa germogliare,
con quei profumi che il vento ti
farà respirare.
E guarderai la
luce
andando avanti
veloce.
Con un amico
vicino
e le risate del nostro
bambino.
Andrai avanti e chissà quale
meta...
e tra le dita
bianche
una camicia di
seta.
Respirerai per sempre il mio
profumo.
Le nostre labbra separate dal
fumo.
7.11.1992
VORREI
Per la falsità di un mondo non
vero
vorrei che l’uomo fosse
sincero.
Vorrei che nel cielo tornasse il
sereno,
tuffarmi di colpo in un
arcobaleno.
Coperto di gioia, coperto dal
sole,
coperto da voglia di vita che
sale.
Vorrei che l’uomo fosse
sincero
e che la gente si amasse
davvero,
che si accettasse per quello che
è,
uguale di pelle, politica o
clero.
Vorrei che l’uomo fosse
sincero...
ma l’uomo, sincero, purtroppo non
è.
14.1.1994
Tiro le coperte fino al naso e penso
a se...
chiudo gli occhi e penso a dirti
che
quando un sogno resta chiuso dentro
al buio morirà,
morirà.
Sotto le coperte mi addormento e
scopro che
tutti i desideri attorno a
me
sono come arcobaleni che
spero,
nel sonno,
tu vedrai.
Oh stai viaggiando e dimmi dove
vai.
Nelle mani non stringere i
dolori.
Oh stai sognando e i ricordi dove li
hai.
Stringo forte il mio cuscino... ma
perché.
Io nel mezzo a un sogno posso
perdermi perché
so che ciò che vedo poi non
c’è.
Sento che non resterò da solo,
scopro
altri che
sognano.
Ecco un cigno magico, ci
guarda
e vola,
segui la sua
scia
e poi
raggiungilo.
Ora sto
dormendo,
ho le ali.
C’è qualcosa giù, è un
mare
d’oro.
Ecco che
insieme
apriamo
gli occhi e
poi
è una fuga dai cassetti
per...
per
vedere,
e giuro
li vedrai,
tutti i sogni realizzarsi in
fila.
Allora
riuscirai
a vedere
che alla fine anche
tu
otterrai ciò che
vuoi.
21.1.1995
IN VOLO
Volo su una
nuvola
veloce salgo
su
e torno alla
ricerca
ma non ti trovo
più.
Sarà un’impresa
dura
e non
indifferente
ma stanne pur
sicura
nel mare della
gente
io ti
ritroverò.
Dovessi stare in volo per
un’eternità
cercare quello sguardo che pure ci
sarà
trovarlo nel tuo
sguardo
o dentro un mio
ritardo
trovarlo e riparlarne poi con
te.
Volo e la mia
nuvola
ancora scende
giù
continuo la
ricerca
ma non ti vedo
più.
L’impresa resta
dura
ma non
semplicemente
la voce mia che
giura
di amarti
veramente
e ti
ritroverò.
Dovessi poi volare su fiumi e su
città
pensare a quello sbaglio che pure ci
sarà
trovarlo nel tuo
fumo
nelle rose o nel
profumo
trovarlo e ripartire poi con
te.
DOPO IL
BOMBARDAMENTO
Il sole batte
sicuro
sul rosone di una
chiesa.
Silenzio.
Ma da
poco.
Per poco.
La chiesa
fa risplendere al suo
interno
la scena del
rosone.
Vetro
freddo
per una calda scena di
santità.
Sembra una strada il
raggio
che da lassù
parte
per colpire le
figure
immobili
nel
cerchio.
Qualche soldato se ne
avvede
e inizia a percorrere quella
strada,
verso il
cielo.
8.1.1995
Cos’è che li
avvicinerà?
Perché tra loro sì e con gli altri
non andrà?
Dove incroceranno per la prima volta
i loro occhi?
Ad un concerto, in discoteca, o nel
paese dei balocchi.
Si sfioreranno appena su un
tram.
In biblioteca. Si saranno visti
già.
Sarà lei che spedirà una lettera col
suo profumo:
sarà lui che finalmente si
comporterà da uomo.
Saranno le mani di lei ad aprire le
dita,
saranno le parole di lui a
raccontare una vita vissuta.
Sembrerà come un milione di altre
storie,
invece sarà la loro storia
d’amore.
11.2.1995
IO
CAVALLO
Se fossi un animale sarei un
cavallo.
Pensiamo a cosa potrei
fare?!
Corre sulla spiaggia a
spumeggiare
l’acqua del mare con gli
zoccoli.
La criniera lunga, bionda, al
vento.
Indice di
libertà
la mia.
Il manto pezzato di nero e
marrone,
lucido
come i miei
pensieri.
E corre adesso sulla
prateria,
veloce
come i miei
giudizi.
E adesso entra in un
bosco,
costretto a
rallentare,
come davanti ai
problemi.
Ma forte e
elegante,
cauto e
testardo...
proseguo!
30.1.1995
C’è un mondo dal quale arrivano
tutte le bugie.
E’ un mondo con paesi costruiti
sulle menzogne.
E la popolazione sono le bugie
stesse.
Quando noi ne chiamiamo una, arriva
subito.
E’ sempre pronta, non ha mai altri
impegni.
Ma chi sono. Come
sono?
Ci sono le bugie bianche, chiamate
dai bambini,
e quelle rosse degli
amanti.
Ci sono quelle
rosa,
entrano in gioco coi
pettegolezzi.
Le verdi sono quelle delle favole,
dei miti,
delle gambe
corte.
Ma le peggiori, le più
numerose,
sono quelle che noi chiamiamo per
opportunismo,
per cattiveria, per odio, per
rancore.
Perché si è ipocriti. Sfruttano
tutto e tutti.
Tutte le bugie, dopo essere state
usate tornano nel loro mondo
pronte per essere richiamate da
qualche altro.
Bambino o innamorato o
scrittore.
Ma le peggiori non tornano mai
indietro:
mettono le radici dentro ai
cuori.
Mangiando i
sentimenti,
i baci,
le
carezze.
26.1.1995
DIO
Dov’è che devo cercare
Dio?
Perché la religione non mi
aiuta?
Perché devo scoprirlo
io,
da solo.
Come un
profeta
come un
eremita.
Avessi almeno un secolo di
tempo!
E’ poca questa
vita,
se penso che cos’è
l’eternità.
E come faccio a
trovarlo
Dio?
Se vedo così tanti
luoghi
che però nulla sono rispetto
all’infinito?
E’ qui? Son
io?
E’ forse chi mi sta accanto e
parla?
E’ forse chi mi sta accanto e
m’ama?
E’ forse il tutto, il bianco e nero
dei miei sogni?
Ma c’è il male e la
guerra.
Perché devo pensare che ci
sia?
Spero soltanto che chi mi dice di
averlo già trovato
non prenda in giro, non dica una
bugia.
26.1.1995
LE COSE CHE
SONO
Ecco che sono il controcanto della
mia vita.
Il padre e il figlio di me
stesso.
Ecco che sono l’attore protagonista
in un palco.
Illuminato da un
faro
e una delle
comparse.
Canto la colonna sonora del mio
spettacolo
di cui sono
regista.
Sono niente e sono il fulcro del
mondo.
Una strada mai finita di
costruire
ed una che unisce tutti i posti dei
sogni.
4.2.1995
L’ANIMA E IL
TRIBUNALE
Era lì. La luce fissa negli
occhi,
una musica di
sottofondo.
Un’altra luce,
dall’alto,
disegnava la sua ombra in un tondo
di luce.
Era come ad una
audizione.
Però non c’era
dialogo.
Doveva dire
tutto.
L’amore, le cattiverie, le
perfidie.
Sputare fuori
tutto.
Le gioie, le sue volontà
erotiche,
i suoi desideri
orgiastici.
Sputare fuori
tutto.
La politica, il
lavoro.
Ogni rapporto che aveva
avuto.
Parlava di tutto come un vecchio
filosofo.
L’universo, la vita, la morte, il
sapere.
Sputare fuori
tutto,
come in un
tribunale.
Vide
accecarsi,
sentì un fischio
penetrante,
la sua pelle
freddissima,
e odore
d’incenso.
Il grande tribunale lo aveva
giudicato.
I grandi tribunali se lo erano
conteso.
Si sciolse: si smaterializzò
nell’aria...
Poi salì in
paradiso.
4.2.1995
I
SENSI
Capire l’odore di un
paesaggio.
Udire l’emozione di una
carezza.
Ecco il bello dei
ricordi.
Un turbinio dei nostri cinque
sensi.
Un brivido freddo gela
l’attimo
vivido di una
scena
in una
cornice.
Chissà quando, tempo
dopo,
il gelo è sciolto dal calore dei
pensieri,
dal vincolo dei
sensi,
dal loro
combinarsi.
Ed ecco
che la nostra coscienza diviene uno
schermo
e noi
vi proiettiamo tutte le nostre
sensazioni.
11.2.1995
EPPURE
Eppure ci
sarà
qualcosa che ho
sbagliato.
Qualcosa che non
va.
Ti prego,
allora
dimmelo,
io non
sopporto
un’ora
ancora
di questo mio
sconforto.
18.1.1995
LE NUVOLE E IL
SERENO
Il sereno è una
mano,
che scosta le
nuvole.
Le nuvole sono lacrime divenute
ovatta,
sospese in
cielo,
grazie alla fantasia di chi é
triste.
10.7.1995
La terra è
rotonda,
è l’immagine di una
mela;
ed è l’egoismo dell’uomo il
baco.
Prima o
poi
la mela
cadrà a
terra,
marcia.
9.7.1995
SE
PASTEUR
Se Pasteur disse
davvero
“Il destino aiuta gli
svegli,
aiuta la mente
attenta”
Spero di essere abbastanza
sveglio,
e la mia mente spera di essere
attenta abbastanza.
Perché io e la mia mente cerchiamo
di combattere il destino,
già da
tempo.
1.7.1995
HESSE:
SIDDHARTA
“Su nessuna cosa del mondo so tanto
poco quanto su di me”
Mi disse Hesse in sogno,
citandosi.
“Ed io che cosa so di
me?”
Ribattei io
subito.
Silenzio.
“Siddharta pensa, aspetta, digiuna,
ma passa attraverso le cose del mondo, come la pietra attraversa
l’acqua.”
Riprese il
Maestro.
“Ed io passerò attraverso le cose
del mondo?”
Chiesi piangente e
preoccupato.
Silenzio.
“Chissà se qualcuno conosce il modo
per passare attraverso le cose del mondo?!”
Urlammo
insieme.
2.7.1995
QUALCHE PAROLA DEL MIO
SECOLO
Velieri in
bottiglia
grandi personaggi della
storia
miti e
leggende
lune
maree
pianti e
guerre
cartomanti
omicidio
estivo
lucciole
cronache e
stampa
carri armati o angeli
custodi
custodi di
musei
barboni
vecchie fabbriche abbandonate (che
sognano)
manifestazioni.
10.7.1995
LE CONDOGLIANZE AL
MONDO
Dopo aver visto streghe su
roghi,
dopo aver visto donne
prostituirsi,
dopo aver visto spot
pubblicitari,
dopo aver assaporato il profumo
dell’ultimo pane
fuori da un
fornaio;
dopo aver visto campi di
concentramento,
dopo la morte di Pertini e
Moro,
dopo battute di caccia con cani
sguinzagliati,
dopo aver visto forgiare armi da
fabbri di ogni epoca,
dopo aver udito domande a
tranello
e dopo aver letto Ossian e
Topolino,
dopo aver visto soccombere gli
Indiani,
dopo aver saputo la verità su
Ustica,
dopo aver partecipato a 100
iniziazioni...
...l’universo fece le sue
condoglianze al mondo.
14.7.1995
L’ORIGINE DELLE MIE
POESIE (Dopo aver letto Walt
Whitman)
Se guardo al passato
scopro...
tra molte altre cose anche l’origine
delle mie poesie.
Sono sopra una barchetta di
carta,
in mezzo all’oceano delle
emozioni.
Sono il comandante della
nave,
ma anche un semplice
mozzo.
E principalmente... un
folle.
Ed ecco che mi
immergo
nella
poesia,
anche per
me,
unica terapia per il mio
male.
23.7-12.7.1995
NELL’ACQUA E SUL
MONTE
Eccomi!
Sono lì.
Nudo, con i piedi
nell’acqua.
E’ adesso che ho paura del
confronto, del giudizio.
Ora invece sono
qui...
coperto da strati e strati di
lana.
Solo, su un monte
innevato,
a guardare il
vuoto.
...e continuo ad avere paura del
giudizio e del confronto.
6.9.1995
MURUROA
Prima diventavano collane i pezzi di
corallo!!
Ma i tempi
cambiano...
Ora servono da muro, a
Mururoa.
Ho avuto paura. Ed ero a casa, in
poltrona, davanti ad un video.
...e se fossi stato
lì...
Grigio è
divenuto
il mare. Proprio come è il loro
cuore.
Il cuore dei
colpevoli.
Tremo.
Scusa mondo e ti
prego...
aiutami, ora che ho più paura del
mare.
7.9.1995
SE NON E’
CARNEVALE
Da che cosa si vestono le
maschere,
quando non è
carnevale?
Da un
ladro
che ruba in giacca e
cravatta
dietro lo schermo della tivù del tuo
salotto?
Da un bambino che piange per avere
un gelato?
Da uno di noi, con i suoi
mali
o le sue
gioie?
Da qualcosa di divertente o
mostruoso?
E noi...
che maschere non
siamo,
abbiamo sempre una
lacrima,
come quella dei
pierrot.
7.9.1995
NOI E DUE GRANDI
FIOCCHI
Avanti,
coraggio.
Prendi una piccola
tovaglia
e nascondi lì il tuo piccolo
cuore
e le tue grandi
emozioni.
Fai un grande fiocco e metti tutto
in spalla:
il cammino sarà
duro.
Io prenderò una tovaglia poco più
grande
è lì che ti
nasconderò,
mia piccola dalle grandi
emozioni.
Farò un grande fiocco e metterò
tutto in spalla:
il cammino insieme sarà meno
duro.
14.9.1995
IL PUGNO DEL
CONTADINO
Sulle piramidi e
un prete tenta di avvicinarmi alla
preghiera.
Mi spinge.
Nel Quarantacinque, un aereo
tedesco...
scappo, ci
riesco.
Colosseo: tra i
gladiatori.
Romeo e Giulietta, i loro
dolori.
Mai come quelli di
Werter.
Cesare, Odisseo,
Cleopatra.
Il primo
microfono,
Sinatra.
Punto linea, strani
alfabeti.
Cip, informatica,
poeti.
Scorrono sul video della mia
anima.
Scorrono non solo le
esperienze,
non solo le mie
conoscenze,
non solo il mio
sapere.
Pulviscolo, roccia,
erba.
C’è tutto, in un pugno di
terra.
Anche io!
E questo è il sogno di un vecchio e
saggio contadino,
se guarda il suo pugno
chiuso.
9.10.1995
AL
TIMONE
Sono sul ponte della mia
nave.
Ho io il timone, saldo tra le
mani.
E sono pronto a morire con
giallastri e durissimi calli nelle mani.
Sono sul
ponte di una nave.
Ho una mappa, la
leggo.
Non sono un cartografo, non capisco
molto.
Capisco solo che devo
viaggiare...
forse per
l’eternità.
Conoscere lingue, uomini ed
alberi,
religioni, poeti, chiese ed
animali.
Mi volto un
attimo.
La mia ciurma è tutta con
me.
Ma quando un mio urlo squilla
“Salpiamo!!”
si buttano tutti a mare... 10, 100,
1000.
...e resto solo. Penso a come
potrebbe divenire questa nave,
già alla prima tempesta.
Solo.
Non è importante. Non lascerò la
nave. Morirò, e il mio sangue pulserà nelle vene dei miei
figli,
e la mia nave arriverà, entrando
nella storia.
Ma per un attimo sono incerto.
Controllo ancora la mappa. Vuoto.
C’è un ordine da seguire? Non
comprendo bene la meta.
Ma la mia nave
arriverà.
2.10.1995
DISAMINA IN
PROSA
Meschino, ipocrita ed
egoista.
Ecco, a volte sono così. Ma come un
santone o un predicatore,
forse del
nulla,
vengo
accusato.
Perché cercare di esternare il buono
che si ha dentro,
o accettare che in realtà si è
egoisti...
a qualcuno bene non
vai.
Errato. E’
reato.
E’ la visione
che...
E’ il “secondo me” che
inganna,
il punto di
vista.
Ecco cos’è che fa
travisare,
come una pellicola
colorata
su una
lente.
E quante volte voci di donne,
uomini, o che,
mi hanno accusato di aver
travisato.
No.
Ingenui.
E’ così che mi sento,
scusate,
pervaso di
superiorità.
Io non traviso, vi faccio immaginare
di aver travisato.
Ma so. Vedo la
realtà.
Ed è lì che mi
presento!!!
L’occasione per dare e
dire.
L’occasione per essere ed
avere.
E voi dandomi del
presuntuoso,
e voi dandomi del tutto o del
nessuno,
del chi sei o che
vuoi,
non vedete la
realtà.
O se la vedete la
accettate.
Io no, la vedo la realtà, ma
adoro...
cambiarla.
A me piace salire sopra i sogni e
guidarli alla realizzazione.
A me piace baciare e parlare proprio
dritto al cuore.
E’ per questo che spesso faccio
male. Ma non interpreto, sono.
E lama, fuoco, morte mi sono
compagni.
A me, non lo
nego,
piace lasciare il
segno.
E la realtà è che ci
riesco,
e per questo faccio
timore.
E’ per questo che non sono solo
mai,
sebbene io sia la
solitudine.
2.10.1995
Un perfetto prefetto a
Palermo,
l’Olandese
Volante,
Un americano a
Parigi,
un torinese falso e
cortese.
La mia geografia è fatta di linee,
poligoni,
modi di
dire.
Ma non solo la
geografia.
28.9.1995
SPUNTO
RITMICO
Questo è un mondo di falsi
buoni
dove regnano i tuoi
dolori,
dove anche dei per
favore
sono detti per fare
male.
Questo è un mondo che ti fa
fuori
non ti offre che due colori,
ma
non c’è scelta solo
miseria,
guerra e qualche donna in
carriera.
30.9.1995
FILASTROCCA DELLA DONNA MISTERIOSA E
DELL’UNIVERSO UMANO
La donna del
mistero
saggiava il
destino
con un sorriso
sereno
e ticchettava col
dito
sulle biglie che
teneva
chiuse strette nella
mano.
Esordì
dicendo:
“Signora dalla faccia
scura
e dalla scure in
mano,
chiarisci per
sempre
te ne
prego,
questo dubbio che
mantengo
su tutto l’universo
umano.”
25.9.1995
CANZONE DEL TRENO CHE NON VUOLE PIU’
PARTIRE
Foglie verdi su ogni
albero,
nei cortili che
circondano
queste strade che
ricordano
volti chiari che
sorridono.
Cieli azzurri che
sovrastano
dei ragazzi che si
amano.
Voglio andare ad aspettare alla
stazione
un treno
che non vuol
tornare.
E mille amori che non
bastano
a far scorrere il mio
secolo,
cento notti che
deridono
il mio vivere
all’unisono.
Con ragazzi che
barattano
una vita per due
pillole.
Voglio andare ad aspettare alla
stazione
un treno che non vuole più
partire.
Mai.
27.9.1995
NON è
Non è col segno della
croce
che si dimostra la
religiosità.
Non è con un
bacio
che ci si
innamora,
e non è con una
parola
che si è
politici.
Non è con le
gambe
che si attraversa una
vita,
è solo nella
fantasia
che non ci sono
ostacoli.
22.9.1995
PER0’?!
Ipotesi: la vita di un
settantenne.
Settanta anni
di:
forfora,
feci,
acne,
litigi e
coliche,
muco,
sbadigli e
raffreddori.
Routine
quotidiana.
Bacio alla
moglie,
colazione,
dentiera. I
ricordi,
esempio:
il suo primo amore, il suo ultimo
attacco di cuore.
Chissà quali dei due ricorda
meglio.
Che cattiveria avere messo al
mondo!
Però?!
SITUAZIONE
La nebbia cadde presto sul
tempio.
E
l’Angelo,
quella
sera,
non ebbe il tempo per
svelarmi
il segreto
dell’apprendere.
2.7.1995
CAPITE IL MIO
ELOQUIO?
Capite il mio
eloquio?
Non vengo certo dal
futuro,
o dal
Parnaso!
Sono come
voi.
Due occhi, un
naso...
Sono come
voi,
lo dite voi,
no??
Questo è.
Consenzienti?
Unitevi a me, in questa vita che è
una procedura.
Occorre assiduità,
però.
E esigo
coraggio.
19.10.1995
CONTRO
Spiaggia.
Illuminata, sebbene
un’eclissi...
Fuoco, acceso con ossa di
uomo.
Diavolo che con coda,
artigli
ed urla, dal rosso di quel
fuoco,
cerca di portarci a
se.
Io, un polinesiano, un
sioux,
un russo sfregiato dalle
radiazioni,
un americano abbrutito dal
cibo,
un nero con i suoi
accendini,
il cinese e l’idea della sua
bicicletta,
e tutti gli
altri.
Ma non cediamo, non
cadiamo,
perché sebbene Lui sia il centro del
cerchio,
noi siamo il
cerchio
e non lasciamo passare neppure un
soffio di vento
dalle nostre mani
serrate.
18.10.1995
SONO LE
SEI
Si sono nuovamente accorciate le
giornate,
come le nostre
distanze.
E infatti sono le
sei
e il viola e il
blu,
di un cielo che stasera sarà
stellato,
si rispecchiano nei miei
occhi,
così come le mie e le tue
emozioni.
18.10.1995
NELLE
LACRIME
Forse c’è un mondo nelle
lacrime.
E’ forse uno dei mondi delle
favole.
E’ strano, sono così
piccole.
Stondate, e un poco a punta, come le
fiamme delle fiaccole.
Sì, forse c’è il mondo delle
lacrime.
Un mondo di emozioni troppo
statiche.
Il mondo del ricordo quando è
debole.
Il mondo dell’amore quando è
fragile.
Sì.
Penso che esista più di un mondo
nelle lacrime.
17.10.1995
STORIA DI
PAROLE
Una
ventiquattrore
nascondeva il suono greve di un
sax.
Non era
accompagnamento
ma melodia
portante.
Sembrava venire dai misteri dei
castelli d’Irlanda.
Narrava di prigioni e sabbie
mobili.
Era il preludio al passaggio dei
canguri.
Era il preludio alla
morte.
L’artiglieria infatti era
pronta,
non so come avesse potuto
sopravvivere ai demoni
e al campo
minato.
Era stato fatto un
prezzo.
E il pubblico
accorse.
C’era molta folla fuori dai
cancelli.
Ma... qualcuno richiuse la
ventiquattrore.
17.10.1995
CAPITE
Capite che vuol dire vivere un
tramonto,
un’alba
un
crepuscolo?
Ti senti un uomo finalmente, non
pulviscolo.
Ti si apre il
cuore
e sei pervaso da un po’ più di
calore.
Pensi ai
barboni,
ai buoni e ai meno
buoni.
Senti gli
odori.
Gli odori dei
sentimenti.
Chi vuole
ascoltarmi?
Pochi
forse.
Ma io allevo le mie
idee
e allatto i miei
sogni.
17.10.1995
HO VISTO, HO
VISTO...
Ho visto bambini
adulti
e vecchi
ragazzini.
Ho visto andare chi voleva
trattenersi
e spuntare radici a chi voleva
partire.
Ho visto amanti
odiarsi
e nemici fare
l’amore.
Ho visto un
precipizio
e un bassorilievo con la mia
morte.
Ho visto un’altalena pendere dalla
luna
e l’ombra del tuo cuore giocare con
essa.
Ho visto il mio corpo nudo sulla
sabbia
e un’allucinazione nascere da una
conchiglia.
Ho visto alghe e aquiloni naufragare
con me
e risvegliarsi ancora vivi sulla
stessa riva.
27.10.1995
NEL
SOGNO
Pensavo a come si diventa
uomo
e all’oscurità del fondo di un
pozzo.
Ricordavo la pioggia sul
viso
nel mese di
novembre.
Sentivo l’eco delle urla dei
contadini,
nei campi a
lavorare;
e lo sdegno delle campane che
celebravano nozze inutili.
Parlavo col fuoco di una
candela
che mi consigliava di evitare le
maree dei sentimenti
e le onde del
pensiero.
26.10.1995
SCRUTO
Scruto nell’abisso
dell’io.
Ci sarà pure un
faro?!
Qual è il mio
Dio?
E a quale religione
appartengo?
Qual è il mio
posto?
E il mio
partito?
Qual è il mio
ruolo?
E quale quello degli
altri?
Vagiti di dolore mi giungono dal
mondo.
2.10.1995
CHE COSA PREFERISCI
?
Ti sei perduto nei meandri
dell’oblio?
Cos’è che cerchi? Un sogno? Forse il
mio?
Che cosa preferisci: un amico, un
tesoro,
un pezzo
d’oro?
Oppure un paio di
ali,
per volare via
lontano,
dove neppure il vento può
arrivare;
dove neppure
l’immaginazione
ti lascerebbe
entrare....
8.11.1995
La mattina mi
sveglio
e mi alzo dal mio
letto,
mi rinchiudo nel
bagno
per guardarmi allo
specchio.
A volte, sai, mi
piaccio,
altre invece sono la
malinconia.
Ma bella o
brutta
la faccia è sempre
uguale,
è sempre quella
mia.
Non nascondo niente
mai,
gioie, dolori,
guai.
E quelle poche volte che
tento
sono subito
letto
dentro.
La mattina poi mi
sveglierò,
mi guarderò allo
specchio,
sempre con il mio
scopo:
non scoprirmi ogni giorno più
vecchio.
9.11.1995
IL
BOIA
Tra valli e
nebbie,
dal Nilo al
Mississipi,
un Boia,
col suo
cappuccio,
distribuisce le
morti,
raccogliendo il sangue dei
popoli.
14.11.1995
E COSI’ TI
SPIEGO...
E, come da niente, nascono le
cose!
Diverse da come sono in
gestazione.
Amore,
amicizia,
odio, sesso ed ogni tipo
d’emozione.
Credereste che la farfalla nasce
così ?
Un qualcosa di contorto,
complicato;
e poi invece lei nasce
colorata.
Spicca il primo volo
libero.
La provenienza dei
sentimenti
è come la nascita della
farfalla.
L’amore e l’amicizia sono separati
da un bacio.
L’amore e il sesso... chi lo
sa.
L’odio e il disprezzo da uno
schiaffo.
A volte nasce tutto per un
gioco,
nel quale uno scopo
c’è:
evitare gelosie ed
egoismi;
infamie e
cattiverie.
La vita è un gioco in
fondo,
un gioco a
tappe,
una corsa ad
ostacoli.
Rimanere vivi, vuole dire aver
vinto;
ed uno dei premi potresti essere
tu.
12.11.1995
PENSIERO,PENSIERACCIO
Vi prego sparite dalla mia
vita...
che ho già esaurito la mia
collezione di merde!!!
13.11.1995
VEGLIA DOPO
L’OMICIDIO
Allora siamo
d’accordo?
Ci troviamo alla stessa
ora,
a quell’incrocio, quello delle
nostre emozioni.
Non ritardare, ti
prego.
Potrei caricare l’arma con le mie
parole
e sporcare di sangue il tuo vestito
più elegante.
La tua morte creerebbe troppi
problemi,
anche se i fuochi d’artificio
passerebbero inosservati,
ai vecchi che in paese giocano a
carte.
Anche dopo morta tu saresti un mio
satellite,
una mia
tradizione.
Regalami una giornata
ancora
prima che io mi risvegli sul mio
giaciglio,
duro,
nella mia
cella.
14.11.1995
IL BUIO NON LO VEDRAI
COMUNQUE
Lava le lenzuola della tua
immaginazione.
E ricordati che poche cose
certe
sono migliori di molte
insicure.
La macchia che hai sugli
occhiali,
e non sapevi di
avere,
ti fa vedere tutto
diverso,
tutto più
scuro.
Soffia, spengi il sole se
vuoi,
il buio non lo vedrai
comunque,
e la tua anima da gatto
randagio
volerà via come le note di un flauto
d’avorio.
La chiave, la morte, il
cieco...
Non esiste musica per la
morte,
è un salto nel buio, nel buio
vero.
L’orizzonte è tra cielo e mare, ed è
immobile,
come una patata in un
piatto.
Io arriverò in preghiera all’altare
della mia chiesa,
sconsacrata,
accompagnato dagli
organi.
Il resto lo scopriremo più
avanti...
14.11.1995
CI SONO
COSE
Ci sono cose di cui ti avrei
parlato
fino dal primo giorno che ti ho
conosciuto.
Altre che ti giuro non ti dirò
mai
perché non è bello parlare solo dei
miei guai.
Ci sono cose che
passeranno
o resteranno fino agli ultimi
giorni,
ci sono cose come
l’amore
l’amicizia ed i suoi
dintorni.
Ci sono cose che vorrei tu mi
spiegassi,
perché abbiamo fatto insieme già troppi
passi.
Altre invece, perdona, che io ti
farei
a partire dal collo fino a dove
vuoi.
Ci sono cose che si
faranno
e che faremo fino agli ultimi
giorni,
ci sono cose come i
sorrisi
come gli sguardi dei tuoi più
profondi.
16.11.1995
PENSIERI IN UN
ANNO
Ho molta più paura dell’ipocrisia
oggi,
che del buio quando ero
piccolo.
6.10.1994
Essere di sinistra vuol dire anche
chiedere come sta la madre di un tuo conoscente... anche se non l’hai mai
vista.
21.10.1994
I libri non si aprono solo per
essere letti,
ci si può anche tuffare
dentro.
1.12.1994
Anche quest’anno è
andato...
come l’effimero
passato.
17.12.1994
Ogni tipo di rapporto interpersonale
è come un applauso:
non basta una mano per sentire il
“clap”.
24.12.1994
Cos’è una vita in
un’eternità?
E’ come un sogno
perduto,
è come un granello di
sabbia,
di oceano
imbevuto.
4.2.1995
Meglio essere una mosca
bianca,
che una delle tante mosche che sta
sulla merda.
26.2.1995
Se bastasse il caldo di questi
giorni a sciogliere il male,
vorrei dodici mesi
d’estate.
20.6.1995
ATTIMI
In un attimo si
muore.
In un attimo non si
cresce.
In un attimo si
nasce.
In un attimo ridi e non
ridi.
O in un attimo
piangi.
In un attimo il sole ti presenta la
luna,
e in un attimo ti accorgi di averla
già vista,
altre
volte.
1.7.1995
Un
leggio...
Un violino appoggiato ad un
muro.
Odore di
legno,
suono
stridente;
girovago di
emozioni,
più o meno
acute.
1.7.1995
IL
FANTASIA
Il fantasia era un tizio che
sorrideva sempre.
Andava vestito con abiti
coloratissimi,
sempre
diversi.
Faceva chilometri e chilometri ogni
giorno,
ed avvicinava i gruppi di persone
che vedeva tristi.
Iniziava discussioni stravaganti con
molta creatività.
E sul volto dei tristi tornava il
sorriso.
Bel lavoro quello del
fantasia;
ma nessuno pagava il suo
servizio,
non aveva prezzo... o lo aveva
troppo alto!?
1.7.1995
Marrone,
umida.
Al buio stava una
botte
in una
cantina.
Il ferro del cerchio un po’
arrugginito.
Aveva un piccolo
rubinetto
ma distribuiva gocce di grandi
emozioni.
2.7.1995
CAVALLUCCIO
MARINO
Ero solo in un
sogno.
Ero nel
deserto.
Poi ho
incontrato...
un cavalluccio
marino.
“Mi sento come te, in questo
posto”.
Mi ha
detto.
2.7.1995
SCENA
Madonnari decoravano pavimenti di
una piazza.
Ad un
tratto,
si calarono dal
cielo...
Alcuni
extraterrestri.
“Cryr fsjyr6,g7yws kkpj!!” “Perbacco umani, vi avevamo
sottovalutato!!”
E si riavviarono verso la loro
galassia...
non prima di averci
distrutto.
2.7.1995
INEVITABILE
CRUDELTA’
Vedi dove arriva la nostra
crudeltà?
E’
inevitabile!
Cammini e calpesti insetti
uccidendoli.
Vivi perché mangi pesci e animali
morti per te.
Dai fine ai fiori per darli ad un
amore.
Vedi dove arriva la nostra
crudeltà?
Neppure te ne
accorgi.
E’
inevitabile!
E anche se te ne
accorgi,
non ne puoi fare a
meno.
E’
inevitabile!
2.7.1995
MORTI
AMMAZZATI
Pettegolezzi,
fratture,
divorzi,
sfratti,
cinema saltati per l’assenza di
diecimila lire.
No di
ragazze.
Capelli che non stanno bene in
piega.
Caldo afoso e brutti
voti...
Ma che
problemi!!
Perdonateci vi
prego,
oh morti
ammazzati,
se noi ancora
viviamo.
4.7.1995
Un
cunicolo,
una
grotta.
Un
corridoio,
un bivio: una
scelta.
Vado a
sinistra.
Poi sempre scelte
binarie.
O… o...
poi una
luce.
Un cunicolo in
salita.
La fine della grotta,
l’uscita.
Complimenti.
5.7.1995
IO
SONO
Io sono tutte le
persone
io sono tutte le
nozioni
sono chi legge di
me
sono mio padre e mia
madre
sono un babbo e una
mamma
un amico.
Sono
Napoleone
io sono
Massimiliano
io sono
sono la mia
stanza
Io sono un
teatro
sono l’IO e
l’ES
sono
Lecorbousier
e sono la mia
città
io sono numeri di
telefono
e nomi e
forti
emozioni
Io sono le
ragazze
io sono i più cari
amici
io sono
libri
io sono campo o
palla
Io sono i miei
soldi
io sono figlio e sarò
padre
io sono nel
mondo.
Io sono l’aria che
respiro
io sono gli
altri
ma soprattutto me
stesso
Sono un quadro e una
scultura
io sono tardelli ai
mondiali
io sono il
73
e sono una
nota
io sono tutto e
niente
sono torto e
ragione
Io sono io
e potrei essere
tuo
ma resterò
io
sempre.
UN COLPO AL
BILIARDO
La vita è come un colpo al
biliardo:
non è solo questione di
fortuna.
25.7.1995
PREFERENZE
E tu,
preferiresti un’ora di lavoro
straordinario,
o uno straordinario
lavoro??
25.7.1995
4
RIGHE
Aspettare il
companatico
in posizione da
discobolo
aspettando ad un
semaforo
che il dolore passi
subito.
10.6.1995
Ecco che è arrivata, la
nave!
Tempeste, acqua dal
cielo,
acqua dal mare,
vento,
onde alte, scogli,
secche.
Ha superato
tutto.
Adesso è arrivata nel
porto,
la nave.
25.7.1995
OSSERVARE
L’ORIZZONTE
Se Roma fosse
un’isola
trascorrerei le notti come
questa...
ad osservare
l’orizzonte,
pensandoti.
23.7.1995
ASSOCIOIDEE
Un pastore un po’
tedesco
e un po’
tibetano
(come le campane di
Battiato)
fuggiva di
sabato,
nel
villaggio.
24.7.1995
ACQUAZZONE
ESTIVO
L’afa diviene
insolita.
L’aria si carica di
umido,
di grigio.
Le prime
gocce
nauseano il mio
olfatto.
E’ un caldo
marcio.
Adesso ho il viso
bagnato:
ma non è acqua salata di
mare;
ma non è freddo di bacio
d’amore.
Viene dal
cielo.
Adesso non vedo più dalle
gocce.
Sei
arrivato,
acquazzone
estivo.
25.7.1995
I MIEI NUMERI
E’ un uomo
e due
donne
i tre re
il 4
luglio
5 dita
e sei
amori
sette
giorni
8 fiori
nove mesi
10 vite.
3.6.1995
QUANDO TI
SIEDI
Quando ti siedi sulle mie
cosce
e le mie braccia ti
stringono,
vorrei che diventassero
manette,
per poter gettare via la
chiave
e sfiorarti i capelli per
l’eternità.
20.5.1995
NON MI PIACCIONO LE COSE
FACILI
Di innamorarmi di chi già mi
ama,
non se ne parla
nemmeno.
Preferisco
corteggiarla,
finché tutti i giorni poi mi
chiama.
Non mi piacciono le cose
facili;
farmi la barba col rasoio
elettrico,
preferisco architettare un pizzo
poco pratico.
Non mi piacciono le cose
facili;
strappare carezze ai
genitori
per affievolire appena i loro
dolori.
Non mi piacciono le cose
facili;
scrivere temi o legger
recensioni,
io preferisco scrivere
canzoni.
E non sopporto più quei
telegiornali,
preferisco non fare come quei
maiali.
Non mi piacciono le cose
normali.
Mi creo così incontri un po’
particolari,
fermo cantanti al Louvre o nei
locali.
Non mi piacciono le cose
facili,
anche quando faccio cose
stupide;
e allora costruisco torrioni
medioevali.
Non mi piacciono le cose
facili
e infatti studio a Roma e sono di
Livorno,
mangio prima il primo e poi il
contorno
e godo del dolore della
lontananza,
pensando a quella mia famiglia e
alla mia stanza.
Non mi piacciono le cose facili e ci
tenevo a dirlo,
ma questa mia poesia non è certo il
mio fiore all’occhiello
né il mio cavallo da
battaglia,
però adesso che l’ho scritta sono
tranquillo,
come se fossi steso sulla
paglia.
17.5.1995
PENSIERO
Il pesce grande mangia il più
piccolo.
La società è così
oggi.
Ma non so, rispetto agli altri,
quanto son grande.
Mangerò?
Sarò
mangiato?
Per ora non
so.
Ma spero d’esser vomitato
fuori,
appena mi si proverà ad
addentare...
ne sono
certo,
perché son davvero
acido.
Solo con te raggiungo una dolcezza
estrema,
perché il tuo viso mi ruba le
carezze mentre trema.
15.5.1995
RICORDO DI
BOSCO
Se entro in un
bosco
non sto
fermo.
Calpesto le
foglie
e le
sento;
respiro
l’aria
e sento il sapore del verde
dell’erba;
umidità.
Castagne e
funghi.
Sottobosco.
Luce di sole che
filtra.
Un sasso, un
uccello,
una lucertola al
sole.
Verde.
Marrone.
Viola di
fiori...
pace.
20.5.1995
Prendere un recipiente di
creatività,
mescolare ben bene un cucchiaio di
osservazione e di sensibilità.
Versare lentamente la gioia ed il
dolore e poche altre cose.
Aggiungere della fantasia, giusto
una dose.
Porre il tutto nel forno della
coscienza
e cuocere per una vita a fuoco
lento.
Prendere una penna e un
foglio
e tagliare il dolce che è
poesia.
Assaggiate la fetta e ognuno pensi
all’esperienza sua,
che io mangiando, ripenserò alla
mia.
16.5.1995
UN APPLAUSO A UNA
MANO
Stare senza
te.
Stare senza
voi.
Avervi troppo
lontano.
Viver senza
te.
E’ un applauso a una
mano,
non lo
senti,
non lo
fai.
Io,
vivo di
applausi.
20.5.1995
IL TUO
SOGNO
Vorrei che un incubo ti
svegliasse...
Nella
notte.
Sudata
disperata
urlante
piangente.
Vorrei che tu fossi in
astinenza...
...di me.
28.5.1995
DALLA CARROZZA
7...
...Il mare luccica per il
sole,
alto,
di marzo.
E spumeggia
appena,
con la schiuma
bianca,
che non si stanca
mai
di toccar la
spiaggia.
3.3.1995
IO UN PEZZO DA
MUSEO
Immagina...
una teiera
ottocentesca,
lavorata e dipinta a
mano,
con un valore
inestimabile.
Un pezzo d’antiquariato, un pezzo da
museo.
Un pezzo pregiato, unico
e...
però un po’
opaco,
si vedono gli
anni,
è un po’
sporca.
Basta renderla
lucente,
e il valore inestimabile ecco che
raddoppia.
Si
centuplica,
adesso è
infinito...
bene, io sono la
teiera,
e valgo già
molto,
ma solo tu puoi farmi
risplendere.
12.5.1995
PRIMA
PORTA
Le
aspettative...
Il meccanismo è quello della caduta
di un mito.
Credi sia in un modo, e
invece...
Certo che il percorso anticipava
qualcosa.
Alcune case
isolate,
verde triste di
prati,
fiorai.
Aria di
cimitero.
Capolinea.
Sembra un paese
d’isola.
La chiesa, il
bar;
i binari vicini di un
pendolino
intristiscono ancor di
più.
Case vecchie,
sporche.
Mi guardo in
giro.
Per terra una rivista
pornografica,
un vecchio con un cappello
grigio,
sputa per
terra.
L’aria è metallica,
industriale,
vecchia,
cupa.
Al mercato vendono anche galline
vive, in gabbia.
Molti autobus, tutti al
capolinea,
come quello della vita, qua
vicino...
il
cimitero.
18.3.1995
CIO’ CHE
VEDI
E’ ciò che non vedi che mette più
paura.
Ciò che
vedi,
fantastico o orrido che
sia,
lo giudichi e lo
scegli.
Ma i sentimenti non li
vedi.
E così
giudichi,
ma non avrai mai la certezza della
tua scelta.
23.5.1995
La musica, lo
sai,
è un’espressione
artistica,
ti tiene la
melodia
del ritmo della
vita.
Un acuto, una pausa, un accordo, un
assolo.
Ma a me piace
l’orchestra.
20.5.1995
HO
VISTO...
...davanti a musicisti
peruviani,
fiori su
maglioni,
decorati su petti di
ragazze,
già a maniche
corte,
che respirano il sole di
primavera;
con sorrisi un po’
abbronzati
e il libro sotto il
braccio
o che esce dalla borsetta
marrone,
mentre aspettano alla fermata del
tram.
23.3.1995
STORIA
Un giorno un monsone arrivò sopra un
vulcano.
Qui viveva un saggio
gufo,
che non gradì la
novità.
Il gufo si trasformò allora in una
strada.
La strada univa il paese di pace al
paese di guerra.
E finché il mondo
visse,
e finché il monsone
soffiò.
E finché il vulcano
tacque...
nessuno attraversò quella
strada.
1.7.1995
SPEZZATA
Perché siete
qui?
Per-dente!
Quanti
siete?
In-sulto!
Di cosa siete
fatti?
Di-scesa!
Siete
sicuri?
Si-gnore!
30.6.1995
IL
TEMPO
Non passano mai i secondi dei minuti
delle ore.
Non passano mai le ore dei giorni
delle settimane.
Non passano mai le settimane dei
mesi degli anni.
Ma gli anni passano,
attimi.
Vita, clessidra di
vanità,
tu sì che
passi
immediata.
23.5.1995
STRANEZZE
Un uomo,
in una gabbia da
uccello,
è convito di poter
fuggire.
Un
uccello,
con una palla al
piede,
non volerà
mai.
3.7.1995
...CON LE MIE
POESIE
“Dalla carrozza
“Ho visto”
“In
viaggio”
“Le mie quattro
stagioni”,
“Il tuo incubo” e “Le cose che
servono”.
“Il tempo” è “L’incubo vero”, è
“L’equilibrio”;
ed io, dal
“Tre
novembre”,
“Mi sento” come “La
musica”.
15.6.1995
MOMENTO
CUPO
Non ho neppure frasi da
scrivere.
Resto da
solo,
ho la coscienza
immobile.
Riesco
appena,
con
bravura,
a distinguere una buona
azione
da una cosa
ignobile.
Scuro
vedo!
Ma
passerà,
è sicuro.
Monotonia,
scoramento.
Diventa quasi
cattiveria,
placabile
soltanto
con il tuo essere
nell’aria.
8.4.1995
DEVO TUTTO A ME STESSO
?
E’ vero!
E non è
vero!
Il tutto è merito degli
altri.
La mia
famiglia.
Il mio modo di
amarti.
Il mio essere
sincero,
con chi ho incrociato
l’occhio
una sola
volta:
come comparsa nella
scena.
9.3.1995
HO FATTO
SPLASH
Ero assorto sulla pagina di un
libro.
Profondo...
La trama, il sentimento, il
personaggio.
Lo
sentivo;
sentivo la brezza che era
scritta
sul mio
viso.
Vedevo il monte e il cielo non
parole,
ma proprio davanti a
me.
...Quando leggi un
libro,
ti ci tuffi come
nell’acqua.
17.3.1995
L’ISPIRAZIONE
Quando affogo nella
fantasia
e nei
pensieri
e scopro di annegare nelle
emozioni,
nei dolori e nei
desideri;
mi viene facile prenderti in
mano
penna.
Mi viene voglia di fare
tutto,
anche se forse
invano.
E scrivo,
e vorrei che tutti
leggessero.
E scrivo di
qualcosa,
su tutti e su
tutto.
E son sicuro che a costo di
trasmettere qualcosa,
potrei perfino scrivere su un
muro.
9.3.1995
IL
CALCIO
Il calcio
giocato,
per me,
è più importante di quello nelle
ossa.
Ricordo il
verde,
il profumo
d’erba,
il rimbalzare della
palla.
I tacchetti sul
cemento.
Ricordo che giocare era una
riscossa.
Ricordo il
sudore,
il movimento
dell’erba
per il soffio del
vento.
5.3.1995
LE MIE QUATTRO
STAGIONI
Corte
giornate,
molto
studio,
poche
risate.
Corpo
stanco,
giacca
leggera,
bibite
fredde.
Belle
ragazze,
pelli
scure,
rondini ed
onde.
Qualche
ricordo,
freddo in
arrivo,
auto in
ritardo.
13.3.1995
Esco!
Me lo
sento.
D’ un tratto, rapidissima,
risalgo.
Vengo dal
profondo,
dal buio.
Risalgo, poco prima di
arrivare,
ti allargo i denti
bianchi.
...Ormai vedo la
luce.
Allontano adesso anche le tue labbra
e
...nasco.
18.3.1995
NON TI METTO ALLE
CORDE
Io ho molto
tempo.
Non sono alle
strette.
Non vado di
fretta
e non affogo nel
buio
di pipe o
sigarette.
So come andrà a
finire.
Ma non ti metto alle
corde.
Devi solo innamorarti di
me
e se
prometti
che alla fine ci
riuscirai,
non ti darò una scadenza
precisa.
1.7.1995
COMPROMESSI
Ok, adesso porto gli
occhiali,
ma nel cuore ho gli stessi
ideali.
Ok, ho i capelli più
corti,
ma vorrei i nostri cuori più
aperti.
Va bene, mi mordo le
unghie
ma se smetto tu basta
fumare.
Lo vedi,
parliamo,
parliamo
e anche questo può essere
amore.
Ok, sono poco più
alto
però ho sempre tutto al mio
posto.
Va bene sono poco
abbronzato
ma cazzo!
A dicembre mi sembra
scontato.
Va bene, ho capito, tu cerchi le
scuse
e poi non gradisci neppure le
spose;
mi dici che hai le tue
cose
non gradendo neanche le
rose.
Con gli occhiali ti vedo un po’
meglio
e i capelli dovranno
allungare.
Per le unghie propongo un
consiglio:
mi baci e mi parli
d’amore.
Più basso, più basso non posso
tornare;
per la pelle potrei andare al
mare.
Ma per quanto riguarda le
scuse,
ho già in mente un milione di
cose.
Va bene, così ti accantono le
scuse
e anche se non gradisci le
spose;
organizzati per le tue
cose
che non spendo più un soldo per
rose,
se non ti
piacciono.
7.6.1995
A CENA
FUORI
Mia madre al
ristorante
in una sera come le
altre;
che è una sera invece
che
come tante no non
è.
Mio padre al
ristorante
in una sera come
tante;
che è una sera invece
che
come tante no non
è.
Mio fratello e la sua
donna
tutti in giacca o con la
gonna,
sera un po’
particolare,
si può anche
respirare.
Ecco che basta qualche soldo in
più
se io sorrido poi stai meglio anche
tu.
Ecco che basta, dico, neanche
molto,
che si è tranquilli lo si legge sul
volto.
Mio padre fa festa al
lavoro
e Mariagrazia accantona lo
studio.
Mio fratello che inizia a
intascare
e la mamma basta col mal di
testa.
Noi al
ristorante
in una sera
normale
che è una sera invece
che
no, normale non
è.
Ecco che basta qualche soldo in
più,
se io sorrido poi stai meglio anche
tu.
Ecco che basta, dico, neanche
molto,
che si è tranquilli lo si legge sul
volto.
SONO UN TIPO
RAZIONALE
Sono un tipo
razionale
e così se vedo
fare
delle cose poco
chiare
poi sto
male
poi sto
male
Quando infatti negli
stadi
non ci sono cori o
reti
vedo invece botte
spari
mani alzate aperte e
sputi
poi sto
male
poi sto
male
Sono un tipo
razionale
io non vado in
discoteca
e così vado a
pescare
ma sto
male
ma sto
male
Si potrebbe poi
provare
a dire grazie e per
piacere
c’è qualcosa che mi
assale
io sto
male
io sto
male
Le elezioni e le
tangenti
magistrati e
prepotenti
sono pronti a farmi
stare
finalmente meno
male
meno male
Un concerto un bacio un
fiore
il profumo del tuo
amore
le carezze e il
genitore
l’acqua che è nel
radiatore
fanno battere il mio
cuore
e poi fanno
migliorare
questa strana
condizione
che faceva starmi
male
starmi
male
starmi
male...
IN
VIAGGIO
Viaggio
lungo
senza meta
viaggio fatto su una nave di
seta.
Abbiamo deciso di andare ad
oriente
abbiamo deciso di parlare alla
gente
che si
sente
veramente
protagonista della sua
coscienza.
Qui
la
meditazione
riesce perfino a dare
un’emozione
qui
con meno
consumismo
potremo parlare un po’ di
comunismo.
Viaggio
lungo
siamo quasi
arrivati
viaggio che porta in posti
impensati.
Abbiamo deciso di attraccare al
porto
abbiamo pensato che il bene fosse
morto
fosso
morto
veramente
invece troviamo ancora
speranza.
Qui
la
popolazione
riesce a vivere con meno
finzione
qui
con meno
consumismo
potremo parlare un po’ di
comunismo.
Viaggio
lungo...............................
.............senza meta
viaggio che porta in posti
lontani
protagonista della coscienza
invece troviamo ancora
speranza.
SFOGO (NON DI GELOSIA) CON FINALE
MODESTO
Vorrei aver progettato il
Colosseo.
Vorrei un
museo,
con i quadri
miei:
Guernica, Colazione
sull’erba
e tutti i miei
capolavori.
Vorrei gli
Oscar:
miglior attore protagonista per
L’attimo fuggente,
miglior regista per Caro
diario
e via
così.
Vorrei vincere festival
canori,
con le canzoni delle donne
mie:
Sara,
Alice,
Samantha.
Vorrei una
Ferrari.
Vorrei il 10 di
Platinì,
e lui in
panchina.
Il Nobel per la
pace;
e vincere a scopa col
Papa;
fumare la pipa di
Pertini;
fare goal a Dino
Zoff.
Suonare come
Hendrix.
Scrivere libri come
Eco
e poesie come
Prevert.
Aver per figli De Niro e
Lavoisier
e per moglie Kim
Basinger.
Vorrei il portafogli di
Paperone
e la fortuna di
Gastone.
Viver tanto, viver
bene,
non conoscere le
pene.
Però mi
pare,
che già Maurizio possa
andare.
20.5.1995
“Il tuo carattere è davvero troppo
piatto!! Prendi un caffè”
“Non ti si può sopportare così, non
stai fermo un minuto! Prendi un calmante!”
Per ogni cosa che
dici
si prescrive una
pillola.
Per ogni cosa che
pensi
viene chiusa una
valvola.
Questo non è un
uomo,
è un pezzo di
latta
che ormai più non
lotta,
e che vive
soltanto
dando un giro di
carica.
La provenienza delle proprie
emozioni??
I fustini dei
detersivi!!
25.7.1995
IO GODO DELLA
VITA
Io godo della
vita,
quando ti
bacio
o quando gioco una
partita.
Io godo della
vita,
quando abbraccio la mia
famiglia
e quando vinco una
battaglia.
Io godo della vita perché son
nato
e anche perché spesso son
sbagliato.
Io godo della vita perché non son
mai solo,
perché i miei amici mi alzano dal
suolo.
Io godo della
vita
e vorrei che tutti lo
facessero.
Io mi disseto col
vivere
e vorrei che tutti lo
capissero.
12.4.1995
NEW
YORK
Chiudete gli
occhi.
Pensate a New
York,
quella dei
film.
Ripresa
dall’alto.
Un mare di
persone,
sono
centinaia...
sono
milioni...
strada e
marciapiede.
E’ il frenetico
quotidiano,
la bolgia, e un rumore
tremendo.
Eppure...
Uno di loro si ferma e urla a
squarciagola:
“Fermatevi”
Le corde vocali
scoppiano.
“Un attimo
d’attenzione!”
Urla ancora di
più.
“Mi sono
innamorato!”
Poi riprende il suo
cammino,
rimette in moto folla e
rumori.
15.5.1995
SENZA
L’ISPIRAZIONE
E quando non avrò più poesie da
scrivere?
Sì, insomma, quando avrò una
donna,
una casa, un
lavoro.
O quando non ci sarà più litigi, né
con i miei,
né con
nessuno.
Beh insomma, quando non avrò più che
dire?
Ah, che
stupido.
Farò come
adesso.
Aspetterò un nodo alla
gola,
un bacio,
una
lacrima,
una
nuvola,
l’erba.
E penserò.
Penserò magari a quando non avrò più
idee.
E così, la mano
scriverà,
col cuore, e poi
chissà.
19.5.1995
L’EQUIVOCO
“Beh! Chi è il regista di questa
commedia?
Di chi è questa
farsa?
La sceneggiatura è pessima, gli
attori ridicoli.
E questa sarebbe produzione
artistica?
Questa sarebbe
creatività?
E’ così che si trasmettono
emozioni?
E poi, tutta questa violenza, questa
drammaticità!
Beh! Chi è il regista di questo
schifo??”
“Mi scusi, Signore, forse c’è un
equivoco...
Questa è la
realtà.
Questo è
l’uomo.
E questo è il
mondo.
Questa è tutta opera sua
Signore...”
23.5.1995
ALLA RICERCA DEL
BENE
Pensate a quanti
siamo.
Volersi tutti bene, come sarebbe
strano.
Gialli, rossi, neri e
bianchi.
Di sopportare non dovremmo mai esser
stanchi.
E invece la tensione è quella che
rovina
e così nasce la
violenza;
che il mondo ormai non può viverne
senza.
Basterebbe chiedere
permesso,
dire per favore, rispondere
grazie.
Esser felici a compleanni e
nozze
e in giorni normali stare più
calmi
e fare meno
corse.
E’ la nevrosi
quotidiana,
l’abitudinario
egoismo,
il ripetersi incessante e
monotono
perfino dei respiri
,
che dobbiamo
reprimere
con la gioia di
vita.
27.5.1995
(FRANCESCA) PER
TE
Sono state loro a farmi
questo.
E io non
riesco...
E’ il mondo così come è
ora
che mi
soffoca
e non mi fa uscire una
parola.
Tante cose, tutte
assieme
...ed ecco che è difficile dir ti
voglio bene.
E così mi blocco davanti a
te,
davanti al tuo
sorriso
a domandarmi se un lui
c’è,
a rovinarmi il
cuore
per non aver riconosciuto più
l’amore.
E così mi blocco davanti al tuo
sguardo
e se sento su di me i tuoi
occhi,
vorrei dirti qualcosa, ma sono un
codardo.
E poi magari tu neppure un attimo mi
pensi
e non t’immagini dov’è che sono già
coi sentimenti.
Invece io già se ti ascolto
tremo
io già se ti guardo
t’amo.
Viso di bambola e capelli
d’oro,
sei tu la mappa d’un
tesoro
che cerco già da un po’ di
tempo.
E finora che ho
trovato?
Altro che oro, metallo
arrugginito.
Se il coraggio mi passasse per le
mani,
tu leggeresti queste righe già
domani.
Invece la mia anima è
tesa
e così
entrambi
viviamo
nell’attesa.
23.5.1995
LE 6.00 E IL VOCABOLARIO AL
CONTRARIO
Zucchero e
vita
terreno
smarrire
salvia
riccio
prossimo
misuratore...
megalite
irrevocato
geometria
fastidio
derivare
conoscibile
chilowattora bisbetico
attrazionale
dizionario.
3.6.1995
IL
CIRCO
Il trucco del pagliaccio se ne va a
fine serata,
il padre col bambino per la
mano
esce sotto una notte
incantata.
Anche le stelle hanno visto lo
spettacolo.
Leoni, majorette e poi quel
musico.
Un mimo a camminar come un
pupazzo,
un lancio voluttuoso nel vuoto dello
spazio.
Attimi di felicità, ricchezza di
gioia.
In quel mondo che poi in fondo ricco
non è.
E quel bambino e la mano di suo
padre
diventano un tutto come quel
mangiafuoco,
con la sua fiamma in gola e con quel
fumo.
Zebre, cavalli ed elefanti, bambini,
risa
e tuffatori in
posa.
Donne cannone, prove di forza e poi
il ritorno a casa.
A raccontare il giorno dopo a
scuola
quest’esperienza
nuova.
27.4.1995
LE
ANTENNE
Le antenne sono
occhi,
sopra i
tetti.
Le tegole oscurate dal cielo di
pioggia,
riflettono appena la cupezza di
questo giorno.
Le antenne sono
occhi,
sopra i
tetti.
E sbirciano nelle case un po’ di
tutti.
La casalinga con i bigodini in
testa;
la madre che aspetta il figlio alla
finestra;
l’aglio appeso sul muro di un
terrazzo;
le note di una vecchia radio di un
ragazzo.
Le antenne sono
lì.
Si muovono dal
vento,
magari cadono ma restano
lì,
a guardare tutto il
movimento
e scoprono l’amante della
casalinga
ed il litigio della madre con il
figlio
e le mosche sopra
l’aglio
e il maglione giallo del
ragazzo.
Le antenne sono
occhi,
alti sopra i
tetti...
e i dettagli li scoprono
tutti.
12.5.1995
L’INCUBO
VERO
Cerco il
silenzio
anche nel
caos.
Freneticamente le ombre di chi mi
passa accanto
scorrono
veloci.
Passi, clacson, urla,
bici;
tram, nuvole, voci su
voci.
Rimbomba tutto nella mia testa
vuota.
Fuggo, passivo a
casa.
E finalmente
silenzio.
Ma sono eterno
scontento.
Infatti la solitudine mi
assale,
non
respiro.
Vedo una lama su di
me.
Vedo le pareti avvicinarsi,
soffocarmi.
Aspetto che arrivi
qualcuno.
Ma non
basterà.
Continuerò a
soffrire.
Vorrei fosse un
incubo,
ma mi
conosco,
è tutto
vero.
Sono
lontano,
troppo
lontano.
Ma anche la vicinanza non sarebbe
una cura.
Vorrei urlare,
vorrei...
E forse starei
meglio.
A volte penso di essere
cattivo,
altre
vigliacco.
Ma penso troppo
e
soffro.
23.5.1995
IL DUCA,
Il duca e la
duchessa
giunsero al
villaggio
mano nella
mano
per il primo
maggio.
Entrarono a
palazzo
andarono al
balcone
presero a
parlare
a milioni di
persone.
La gente era
tanta
era più che una
folla
la gente era
stufa
di mangiare la
foglia.
Ci furono
spinte
poi qualche
schiamazzo
e tra gli
striscioni
successe lo
strazio.
Una pistola brillando dal
sole
mirò alla duchessa colpendola al
cuore
la mano ritrasse il metallo
dell’arma
tamburi e fischi divennero
arpa.
La folla si
apriva
il duca
piangeva
il sangue colava dalla donna
colpita
il regno in pericolo c’era da
tempo
ma tutti seduti aspettavan
l’evento.
Era questa la causa di quella
pistola
lavoro, l’amore, l’assenza di
gioia
era questa la causa di quella
pistola
la casa la scuola e perfino la
naia.
I rivoltosi ad un certo
momento
bruciarono le armi aiutati da un
vento
che girava le pagine di questa
storia
raccontata da nonne a nipoti
cresciuti
che la duchessa quel giorno era
morta
arrivata al villaggio colpita da un
raggio
che dopo colse perfino il
marito
che dopo colse l’assassino
pentito.
Da allora vi
giuro
sembrerà
strano
ma quel
villaggio
senza più alcun
sovrano
trovò il coraggio, il frumento e il
foraggio
per ricordare che il primo
maggio
la libertà cessò di esser
miraggio.
La dieta fa
male
se mangi stai
male
diventi un
maiale
eppure ti giuro la dieta fa
male.
Si ingrassa perfino solo a
respirare
una voce ti dice non devi
ingrassare
ormai tutto fa
male
ormai tutto è
integrale
il cracker la fanta il biscotto
integrale
lo yogurt la coca la delta
integrale
la pasta la vista la posta
integrale
perfino l’amore diviene
integrale
che palle
che palle
la dieta fa
male
ti voglio vedere tornare a
mangiare.
Ma la donna se è grassa si vede e
sta male
nei sogni proibiti lasagne e
caviale
i sogni proibiti minestre e
maiale
i sogni proibiti buon vino e
cinghiale.
Ma il sogno è
letale
mangiare è
fatale
la donna diviene una donna
integrale
ma è tutto
normale.
LE COSE CHE
SERVONO
Per prendere i soldi ci vuole la
banca
perché con i soldi ti riempi la
pancia.
La pancia se è piena ti fa crescere
sano
e poi ti sposi una donna e il suo
seno.
Le compri la bici, presenti gli
amici,
le apri i cassetti dei sogni
proibiti.
Per fare la spesa vai al
supermercato
con l’elicottero appena
comprato.
Servono tutte le cose che ho
detto,
avere una donna, la banca ed un
letto.
Sono anche altre le cose da
avere,
la macedonia e un bel po’ di
sapere.
Servono i libri, gli stadi ed i
figli,
vocabolari concerti e
sbadigli,
cene tra amici e con
genitori,
dosi di sesso di gioie e
dolori;
favole belle favole
brutte,
grandi palazzi e poi
palafitte.
Servono tutte le cose che ho
detto,
per vivere bene e non dico
perfetto;
serve il consiglio, la pizza e la
gloria;
il corpo, la mente, il mare, la
storia,
serve la giacca, la terra ed il
gioco,
serve fiducia per il giorno
dopo.
20.5.19995
METTI
Su dai metti la
freccia
su dai tu
sorpassa
su dai metti la
freccia
su dai tu
sorpassa
su dai fieno in
cascina
vento in poppa e sposa
vicina
su dai canta e
studia
tu dai suona e
spera
su dai metti la
freccia
su dai tu
sorpassa
su dai segui
consigli
su dai non fare
sbadigli
su dai segui la
voce
guarda e vai avanti
veloce
su dai metti la
freccia
su dai tu
sorpassa
tu non stare
nell’ombra
tu dai sali
sull’onda
su dai sali più in
alto
tu stai pronto ad un
salto
su dai metti la
freccia
tu tu dai
sorpassa.
11.5.1995
IL
LICEO
Avanzavamo
ipotesi
con ingiuriosi
epiteti
se professori
stupidi
fossero
democratici.
E ci veniva
sete
all’interrogazione
se ci chiedevan
Goethe
o la
rivoluzione.
Organizzar dibattiti su droga o su
politici
parlar della
domenica
e della teoria
socratica.
Qualche anno dopo il ricordo è più
bello
il tuo primo bacio un buon voto il
bidello.
Qualche anno dopo qualcosa ti
resta
la merenda il parcheggio la nostra
palestra.
Ed eravamo
ludici
sopra quei banchi
sudici
avanzavamo
diagnosi
per i nostri
foruncoli.
Ci davan
volantini
in squallidi
giardini
con muri
colorati
da scioperanti
organizzati.
Attendevamo
giugno
per essere più
liberi
imitavamo
Bugno
su percorsi
ciclabili.
Qualche anno dopo il ricordo è
rimasto
della bella ragazza seduta in quel
posto.
Qualche anno dopo il ricordo è più
bello
il tuo primo bacio un bel voto il
bidello.
Qualche anno dopo il ricordo
riaffiora
per le gambe che avevi già dalla
prima ora.
Qualche anno dopo va avanti la
vita
ma ricordo bene quell’ultima
gita.
Qualche anno dopo qualcosa ti
resta
le nostre storie e la nostra
palestra.
MARTA
Marta in
solitudine
è ad una
latitudine
troppo
diversa
diversa dalla
mia.
Marta e la sua
fede
Marta parla con suo
padre
Marta
Marta
Marta non è più
mia.
Marta esce di
casa
Marta
Marta esce di
testa
Marta dice
basta
Marta fugge
via.
Marta a far la
spesa
Marta esce di
casa
Marta è la sua
vita
Marta non è più
mia.
IL PASSATO
PRESENTE
Cielo di tempera
azzurra,
su una tela
sporca;
azzurro come il
mare
in tempesta, in
rivolta.
Verde di
prato,
profumo di
magnolia,
dove studiavamo pagine di
storia.
Macchie di colori nella mia
memoria.
Ecco il quadro che ho di
noi.
Quadro come in una
mostra,
visitata
assiem,
mano nella
mano.
Visitata tempo fa, tempo troppo
lontano.
Passato per me e per te forse in
modo diverso.
Passato nel dolore, nel giorno che
ti ho perso.
Passato nel timore, nel giorno che
mi hai perso.
Dolore e timore che forse erano poi
curiosità,
o meglio
convinzione;
che chissà quando, un
giorno,
avremmo sentito ancora
un’attrazione;
che chissà quando, forse tra poco,
avremmo sentito insieme un’emozione.
27.2.1995
LISA
Lisa va
è nata
libera
aquila.
Lisa va
nasce
libera
e incontra
difficoltà
Marco
aiutala
La strada
è dura
affrontiamola.
Lisa va
sente che
conosciamoci
sei con
lei
chiederà
dimmi tu chi
sei
parlerà
e saprà
forse tra noi
due.
Chi sarai
è con te
volerà
torna
libera
verso il
blu
lei vivrà
con la
dignità
vibrerà
libera
vincerà
perché sei con
lei.
Vivrete
liberi
per
l’eternità.
18.11.1995
ECO DAL MIO
MONDO
PER
LORO
Putti tenevano il sole in una
culla,
e lo portavano a spasso per
l’universo.
Loro sentivano l’eco del mio
mondo.
E anche qualcun altro se ne
accorse,
e rubò il sole per
loro,
perché il loro mondo avesse ancora
più luce.
20.10.1997
QUALE E
PERCHE’
Quale è la tua
peculiarità?
Suonare un flauto in una valle
nebbiosa,
per ipnotizzarmi con il tuo
sguardo?
Il tuo sguardo
smeraldino,
come l’acqua della tua
terra?
Perché parli con
me?
Perché
profumi?
Cosa vuoi,
cosa volete da
me?
16.10.1997
UN’ALTRA
CASA
E’ un’altra
casa,
un altro paesaggio dalla
finestra.
Nuove scale, nuovi muri, nuove
chiavi.
E’ un’altra
cosa.
Aspetto
voi,
aspetto
te.
E’ un’altra
casa.
E mi aspetto di essere sempre lo
stesso,
e sempre
diverso.
La città è la
stessa
e sempre
diversa.
5.10.1997
EBBENE...
...Io lo
so.
E ho
paura.
Sì.
Lo so che alla fine un uomo può
anche impazzire.
Io lo so!!
9.10.1997
DOMENICA
D’OTTOBRE
C’era una nuvola a un palmo appena
sopra di noi.
C’era la nebbia che ci
circondava,
e un vento umido che entrava negli
occhi.
E nel
bosco...
Solo la voce del
vento,
col quale anche senza
parlare,
andavo
d’accordo.
E poi la
torre,
il monte,
il verde,
loro ed
io,
a far compagnia alla mia solitudine
interna.
13.10.1997
SETE
Ho sete di quel
coraggio
che mi servirebbe per mandarvi tutti
affanculo.
Ancora mi ronzate
intorno,
ma siete solo
vagoni,
neppure vetture
locomotrici,
solo vagoni di un treno che per me è
soppresso.
Anzi, forse non è mai
esistito,
e non ha mai fatto nessun
viaggio.
14.10.1997
FACCE DI
MEDAGLIE
Ci sono echi di malinconia che
condizionano il mondo.
Ma ci sono
contatti.
Si è soli e fermi come di fronte al
proprio ritratto.
Ma si è uniti dallo stesso nettare
della vita che succhieremo.
Ci sono elemosine e colori
sbiaditi.
Ma anche crepuscoli
struggenti
Per cuori gioiosi come i
nostri.
24.10.1997
CONTADINO
DELL’ANIMA
Coltivava la
libertà.
Annaffiava di gioia e
calore,
di colore e di
luce.
E nascevano piante
alte,
forti,
verdi,
con frutti dolcissimi come il viso
di un bambino.
E fiori profumatissimi come le
parole che amo sentirmi dire.
23.10.1997
VISIONARIA
Perché il Pierrot ridesse a
crepapelle
e Arlecchino fosse steso immobile
dopo il suo suicidio,
io non lo capii
mai.
L’uccello nuotava
nell’acqua
E un delfino sfrecciava triste tra
le nuvole.
Continuavo a non
capire.
Ogni volta che il camaleonte si
fermava sulla tua mano,
spariva nel...
niente.
Questo lo capivo
bene.
25.10.1997
LINGUAGGI
MULTIPLI
E’ il desiderio in un
harem.
Dolcezza con
impeto.
Martirio e
guadagno.
Vento sbadato guidato da nuvole
sicure.
Bisturi che apre una
parentesi,
indelebile come una
cicatrice,
nella mia
vita.
Una dea che a seno scoperto mi
insegna la vita.
Sine qua non t’innamori di
me,
I try to aspettarti,
chery.
28.10.1997
MI PIACE, MI SORPRENDE, NON MI
SORPRENDE
Mi piace che tu mi chieda di leggere
le mie più recenti poesie.
Mi piace questo tuo strano tipo di
curiosità.
Mi piace che ti avvicini
abbastanza
da avere negli occhi il fumo di una
delle tue sigarette.
Mi piace avere a portata di carezza
il tuo viso,
con i tuoi occhi da piccolo dolce
animaletto,
e col tuo sorriso sospeso tra il
malizioso e il divertito.
Mi piace vederti bambina, col tuo
pigiama, appena svegliata.
Mi piace starti ad ascoltare e mi
piace parlarti.
Mi sorprende che tu ti comporti come
io vorrei tu ti comportassi.
Non mi sorprende scoprire che sto
scrivendo di te.
23.10.1997
SVEGLIARMI
Non so se sei stata più tenera nel
tuo svegliarmi
O nel lasciarmi per andare a
dormire.
E’ stato un bacio morbido, saporito,
gustoso.
E’ stata una carezza lieve, fresca,
dolce
Come il tuo
sorriso.
Attendo altri risvegli, altri baci,
altre carezze.
26.10.1997
ASPETTATIVE E
REALTA’
Essere dolce e avere il
contrario.
Volere luce e trovare
buio.
Odorare profumo e scoprirlo
puzzo.
Disegnare un cerchio e notarne gli
angoli.
Comprare melassa e assaggiare
limone.
Aspettare carezze e ricevere
schiaffi.
Amare la brezza e trovarsi in una
tempesta.
7.11.1997
CONSAPEVOLEZZA
Ultimamente non sono
spontaneo.
Non è neppure un brutto
periodo,
ma c’è qualcosa di
strano.
Ultimamente non capisco se non sono
spontaneo
O se lo sono
tanto
Da scoprirmi diverso da come tutti
pensano che io sia.
Un po’
superficiale,
quasi
immaturo.
Pure un po’ incoerente, cattivo ed
egoista.
Forse è un passaggio
obbligato.
Forse è a suo modo anche
progresso,
visto che l’importante è la
consapevolezza.
9.11.1997
RIECCOCI
E rieccoci
qui.
Studio poco, leggo male, scrivo a
stento.
Ma per la prima
volta
Il periodo non è fantastico o
drammatico.
E’ per questo che sono
confuso.
Eppure mi dicono che mi vedono
bene.
Ed è anche
vero.
Forse più
spensierato,
quasi più attento al
superfluo,
ma sempre con l’obiettivo
dell’indispensabile.
14.11.1997
La luna si sta
sciogliendo
E candide lacrime che sembrano di
neve
Inebriano il tuo
viso.
Ma non si
sciolgono,
perché sei fredda più della
neve,
colpita dal frastuono uditivo,
visivo e mentale
provocato dal tuo oceano
interno,
nel quale io però non
naufrago
e dal quale non posso o voglio
liberarti.
15.11.1997
PROTESTO
Io sono come mi
presento.
E voi tutti
affascinati,
che mi amate o mi
odiate,
senza vie di
mezzo.
Però quando
grido,
o grido
aiuto...
tutti
impegnati.
Però quando gridate
voi,
per i vostri
piaceri,
gli atteggiamenti diventano
doveri.
Ma quando
mai?!
Io li ho sempre risolti da solo i
guai,
anche se da solo me li ero cercati e
creati.
Aprite gli
occhi,
altrimenti per
voi
io rimarrò
egocentrico,
ma voi rimarrete schiacciati dalla
vostra stessa pochezza.
18.11.1997
RAMI
Come un ramo in un
mare,
che per le onde si
avvicina
e allontana dalla
riva.
Ed io già da
tempo
A cercare altri
rami,
sempre più
lontani.
E a dire che il tuo ramo era
affondato.
E invece è l’unico ad essere ancora
lì,
pronto ad aspettare
un’onda
che lo porti
altissimo.
Ti chiedo scusa, chiedimi
scusa.
E cerchiamo di creare un vento
tale
Da far arrivare quell’onda
altissima.
17.11.1997
UOVO
L’uovo stava per
cadere.
Tutti pensavano che il
pulcino
Potesse rimanere
ucciso.
Si tuffarono in molti per
salvarlo,
ma nessuno riuscì a
prenderlo.
L’uovo si frantumò sul
pavimento.
Ma ne uscirono tuorlo ed
albume,
marci.
E un forte orribile disgustoso
odore.
30.11.1997
UN
VASO
C’era un vaso di fiori sul
davanzale.
La vecchia signora da anni lo
annaffiava,
alle otto in punto, appena fatta
colazione,
ogni mercoledì ed ogni
domenica.
La vecchia viveva
sola.
Apriva le verdi persiane sul mondo e
annaffiava.
Quel mercoledì le verdi persiane
rimasero chiuse.
E anche il giovedì e il venerdì
e...
Qualche tempo dopo morirono i
fiori.
Morirono anche i
fiori.
29.11.1997
ARCOBALENO
Oggi guardavo fuori dalla mia
stanza.
Pioveva ed era una pioggia che
poteva mettere tristezza.
Ma dietro ad una piccola cupola
lontana,
tra le nuvole ed i tetti di
Roma,
è nato un
arcobaleno.
E allora è bastato solo immaginare
di attraversarlo con te,
e la pioggia non ha messo
tristezza.
3.11.1997
1
Vorrei tuffarmi nelle tue vene e
nuotare nel tuo sangue,
fino a raggiungerti il
cuore
per scoprire la tua reale
essenza
e poi sfiorarti le labbra
che
certo saranno nate dall’incontro di
gocce di rugiada
con i petali più rossi, carnosi e
provocanti di una rosa rossa.
5.12.1997
2
Se soffi piano in cielo potrai
spostare le nubi.
Poi se mi tieni per mano e spicchi
il volo
Ci saremo noi al posto delle
nuvole.
Ci insegneremo a nuotare nel monsone
delle emozioni,
nelle tempeste di baci, senza
affondare.
I baci salderanno le nostre
labbra,
le carezze salderanno le nostre
mani,
le parole salderanno i nostri
cuori.
Non esisterà più io o
tu,
ma solo un invincibile noi, che
vivrà nel mondo.
16.12.1997
3
Ti farò salire sul palmo delle mie
mani,
le chiuderò per proteggerti da
qualsiasi cosa,
tu che sei preziosa. Poi ti porterò
nel rifugio
più bello dell’universo e ti
bacerò
la fronte, il naso, le
labbra.
Ti accarezzerò le guance, i seni, i
glutei
E i fianchi. La mia
mano
Percorrerà le tue
cosce
Come fossero una strada in
pianura,
in mezzo a fiori, verde e
profumi.
La strada che mano nella
mano
Possiamo iniziare a
scoprire.
17.12.1997
****
Come adoro
stupirvi!
Chiamandovi dopo
secoli
E facendo finta di
niente.
Rispondendo alle vostre
lettere
Come fossi il vostro
amante.
Facendo il galantuomo con chi mi
crede cafone
E cospargendo i miei cattivi odori
davanti a nobili infracchettati.
Come
adoro...
il
temerario,
il misterioso, il lugubre, la
passione.
Il cielo è sempre
uguale
Ma lo vedo sempre
diverso,
con bianchi destrieri al galoppo
sulle nubi.
19.12.1997
Come i
ciechi
Devo affidarmi più ai miei altri
sensi,
e tralasciare la
vista,
perché il bello è
dannato,
l’apparenza
inganna
e l’estetica è crudelmente
asentimentale.
Noto che c’è un
qualcosa
Che fa risplendere la
luna
Come i pensieri in un
pozzo.
E la luna è complice in
fondo
Col suo ubriacarmi di
miele,
radiosa come un
bimbo
che in una domenica di
primavera
gusta il suo cono
gelato.
Così si entra nella vita delle
persone,
grazie allo stesso
vento
che in autunno trascina le
foglie,
morte,
rossicce da uno scenario
all’altro.
Dicembre
1997
SCILLA
Piove. C’è un vento
gelido,
ma non fa
freddo.
C’è
e il mare
mosso.
A destra c’è una roccia alta,
potente,
con un convento
forse.
E il mare
mosso.
Come i nostri
cuori
Passionalmente in
tempesta.
Quanti passi di lontananza ci
dividono!!
Ma sei qui vicino a
me,
stringimi sotto questa
pioggia.
C’è mare
mosso
29.12.1997
La nave manovra
nell’acqua,
nell’aria
salmastrosa.
Così come io farei manovra fra i
tuoi pensieri.
Ecco, adesso procede verso il
tramonto,
come per
speronarlo,
come vorrei che assieme speronassimo
le nostre situazioni avverse.
Le nuvole tentano di nascondere la
luna.
Che
sciocche!
Non c’è niente da
fare,
la sua luce si rispecchia nell’acqua
sulla quale navighiamo,
la stessa sulla quale si
rispecchiano le mille luci dei lampioni
della grande
isola.
29.12.1997
SALOTTI
Quei salotti un po’
barocchi
Con
tappeti,
carte da parati, mobili antichi,
scuri.
E magari un pianoforte
marrone,
sotto un vecchio
ritratto
di un’altrettanta vecchia
zia.
Mi piacerebbe averne
uno,
magari fra non
molto
e mi piacerebbe stare in
poltrona
a vederti sentire
suonare,
facendomi penetrare la
vita
dai tuoi soffi di
essere.
30.12.1997
MAGAZZINI
Ci sono
magazzini
ricchi di scatole di malinconia e
vendetta,
ben
custodite.
Ricchi di dolore e
pianto.
Ben
chiusi.
I magazzinieri, vestiti in
nero,
imballano e
spediscono.
E infatti c’è qualcuno che scarta
gioioso...
Ma deluso
Scopre
sofferenze.
22.12.1997
CONTADINO
Il contadino raccoglieva le
olive.
Il cacciatore aveva il fucile
carico.
La vecchia era ricurva sul
campo,
a mietere il
grano.
E il grano era giallo
oro.
Le olive verdi e
succose.
Il fucile smanioso di
esplodere.
La scena era
serena.
La scena era una parte di
me.
28.12.1997
I NOSTRI
MESI
Calda come il profumo del
pane,
da un
fornaio.
Gennaio,
Febbraio.
Tu folle, io
pazzo.
Marzo.
Baci, l’odore di un
fienile.
Aprile.
Noi, non è un
miraggio.
Maggio.
Carezze, è più di un
sogno.
Giugno.
Parole bisbigliate, il mondo è
nostro.
Luglio,
Agosto.
Noi, abbracciati sopra un prato
verde.
Settembre.
Risa. Mai un
dolore.
Ottobre.
Condividerci, solo luce, mai
ombre.
Novembre,
Dicembre.
1.1.1998
ALBALAVICA
Sarò
monotono,
sarò
ripetitivo.
Ma tu eri lì con
me,
io lo
sentivo.
C’era un alba che lottava con le
nuvole,
per avere la
meglio.
C’era la neve, rosseggiante per il
primo sole.
E c’era il fumo del
vulcano.
E tu, eterea, lì con me, nella mia
mano.
Come
nell’Eden,
come
nell’Agorà.
Noi, al centro dei nostri stessi
pensieri,
al centro
dell’alba,
al centro di noi, della vita, del
mondo.
1.1.1998
LEGGI
So che sei lì che
leggi.
Avverto quasi un’impalpabile
sublimazione.
Ho incontrato molte
persone
Con un armatura di
pianto.
Non mi sembri
così.
E sei lì che
leggi.
Vorrei abbracciarti su una distesa
di neve,
e vederla
sciogliere.
Come per un
cataclisma,
un
miracolo,
un’alchimia,
un
prodigio.
Mi piace averti
vicina.
19.1.1998
SMANIOSO
Già hai notato la mia
organizzazione.
La mia
vitalità.
E’ perché sono
smanioso.
Di capire, di crescere e
condividere.
Sembra tu mi
capisca,
sembra ti
piaccia.
Pare tu mi
stupisca,
in questa nostra fase di
studio.
21.1.1998
A BERE
Il disonore della stirpe era
ospite...
Della biga di
Zeus.
E io seduto su uno sgabello a
sfogliare un’agenda.
Ore 22.00 -
appuntamento
Ore 23.00 - cambiare
destino
E poi noi, a
bere.
E io che vorrei bere di
te,
in una coppa
d’oro.
Come sidro
magico,
futura essenza
vitale.
Per la semplicità di avere occhi
lucenti,
e un sorriso
bambino.
11.1.1998
TUTTI ALMENO UNA
VOLTA
Penso che
tutti,
almeno una volta nella
vita,
dovrebbero scrivere una
poesia
per chi
amano.
E regalare una
rosa.
Credo che
tutti,
almeno una volta nella
vita,
dovrebbero ricevere una
rosa,
e una poesia da chi
amano.
Tutti, almeno una volta nella
vita.
13.1.1998
CERCO
Stavo cercando qualcuno da far
salire sul palmo delle mie mani.
E chiuderle, a
protezione.
Stavo cercando movimenti da
cigno,
profumi da immaginare tra pelle e
maglione.
Sto cercando parole o silenzi da
offrire.
Cerco e aspiro alla sintonizzazione
dei respiri e dei battiti del cuore.
Cerco e ci
sei.
Cerco e spero di essere in ciò che
tocchi, vedi, senti, pensi, respiri.
Cerco nuovi angoli da
esplorare.
Cerco e c’è da scoprire il
trovato.
Cerco di
scoprirti,
è per questo che ti offro pezzi di
me
e che voglio pezzi di
te.
20.1.1998
SOFFIEREI
SCALEREI
Soffierei in cielo per far tornare
il sereno,
per nuotare nel
limpido,
per nuotare nelle tue vene per
capire l’essere tuo,
arrivando fino al
cuore.
Mi riparerò in te come fossi l’unico
rifugio sotto la pioggia.
E ti scalerei come fossi la vetta
più alta e importante
Per il mio essere
alpinista.
18.1.1998
AUGURI
Auguri
mamma.
Sto proprio
bene.
So che dirtelo e fartelo
sapere
è il regalo più bello che posso
farti.
So anche che è un
controsenso,
perché preferiresti avermi
lì.
Ma le lontananze contano
poco.
E poi forse è bene abituarsi alle
lontananze.
Speriamo che i regali più belli
siano proprio i nostri stare bene.
E speriamo non siano solo regali di
compleanno ma di ogni giorno.
Non è neppure delle più belle questa
poesia,
però
auguri.
18.1.1998
POLIGAMIA
Non voglio più
poligamia,
platonica o fisica che
sia.
Voglio una conchiglia
marina.
Voglio non capire più che le
delusioni cuociono la pelle,
a fuoco lento, mentre tu che ardi di
vita,
smanioso,
cuoci a fuoco
lento.
Vorrei non succedesse
più,
per me,
per voi,
perché magari ci sei
tu.
10.1.1998
GIOVEDI
SERA
Innumerevoli sono le ore che
passerei così.
Tra una tenera carezza, una tempesta
di baci,
un cespuglio di mani
esploratrici.
E sentire le nostre labbra
teneramente avide,
e le nostre vene spontaneamente
magmatiche.
E sospiri e tremiti e gemiti e sogni
e sorrisi,
dei tuoi più
brillanti.
Così abbracciati come due nuvole,
come due amanti.
30.1.1998
EMOZIONE
SENSAZIONE
Definisci
un’emozione.
Cos’è un colore, un
profumo?
Qualcosa da toccare per scoprire se
è freddo o bollente?
Un sapore dolce amaro sulla punta
rosea della lingua?
Cos’è una
sensazione?
Chiudere gli occhi e immaginare
qualcosa di già sperimentato?
Un paesaggio, un sorriso o qualcosa
di inventato?
Che cosa sono, che vuol dire
emozione e sensazione?
Forse scrivere. E scrivere di te.
Pensare a quando dici noi.
Parlarti.
Baciarsi.
Vivere. Emozione.
Sensazione.
1.2.1998
FILARI
Quanti filari di nuvole che ci
dividono?!
Eppure sei qui come fossi edera sul
muro della mia anima.
Come ombra di vaso sul tavolo del
mio cuore.
La melodia delle tue parole, il tuo
suono e ritmo e tono.
Lo sento.
Ho presente il nostro mimetizzarsi
l’un l’altro con un abbraccio.
31.1.1998
SEDILE
SPORCO
Mi allontano ancora di
più.
Sul sedile marrone e sporco di
questo treno.
Eppure scrivendo di te e leggendo il
tuo libro ti sento vicina.
E persino questo scompartimento pare
più accogliente.
E persino questi cinque sconosciuti
sembrano meno scorbutici.
Intanto mi
allontano.
Ma stasera ci
sentiamo.
E non vedo
l’ora.
6.2.1998
VENTUNOUNO
Hai sguardo dolce e
sincero.
E intelligente,
vispo.
E navighi nei miei
versi
Perché ti offro di scoprire i miei
mondi diversi.
Avrai letto e colto presenze di
posti
uomini
donne
diversi.
Ma il mio scrivere già lo
sai
è quotidiano e puro, come
me.
Che oggi sono così grazie a quel
vivere.
E oggi nel mio scrivere
quotidiano
Ci sono le tue mani che scorrono
questi fogli
E i tuoi occhi brillanti che
scorrono questi versi.
21.1.1998
SI AVVICINA
LENTO
C’erano dei melograni che erano nati
vicino alla necropoli.
La supplica del temerario sembrava
gonfiare le vele di navi mai costruite.
E il popolo, aspettando nuovi
decreti e combattendo l’ipocrisia
Si avvicina lento alla sua stessa
fine.
25.1.1998
27 1
98
Sembrava fossimo impegnati a
progettare
Qualcosa di
meraviglioso,
con le nostre mani e le nostre
labbra serrate.
Sembrava possibile condividere
momenti, pianti, risate.
Sembrava non arrivare mai questo
momento,
ma già lo aspettavo da
tanto.
Aspettavo con curiosità la
possibilità di gustarci.
Mi piace quando sei assorta e dici
di pensare a noi.
Ci voglio bene, ed è troppo facile
volerti bene.
27.1.1998
PATHOESIA
Ero al “Re di Puglia” quella sera.
Un locale buio, aspro. Volevo abbordare quella sudata cameriera sulla trentina
in modo originale. Tipo... “Senta signorina, mi prenderà per un dialettico ma
che mi risponde se le dico asintotico?” L’idea mi passò appena vidi tre
ragazzacci sfottere un senegalese che era appena entrato con i suoi accendini
dalle forme assurde. Avevo visto “Leon” quella sera al cinema e avevo incontrato
un vecchio amico tornato da Arles. Ma non era serata di conversazione. “Goal”.
C’era l’Italia e la voce di Pizzul annunciò il vantaggio. “Ma l’Italia preme
ancora...”. La cameriera era al tavolo vicino. Incisi una esse sul tavolo di
legno con una moneta da cinquanta. “Oserò mai nella mia vita? Non stasera, sono
troppo molle”. Avevo pagato appena la cameriera mi aveva portato la mia “Leffe”.
Per cui mi avviai verso la porta con su scritto exit.
6.2.1998
VOCE AI
PENSIERI
Voglio che le persone che mi sono
vicine
diano voce ai miei
pensieri,
volti ai miei
personaggi,
personaggi a voci e
emozioni.
E a tutti occhi per
vedere
meravigliosi
scenari.
Vedo che qualcuno ci
riesce.
Chi mi
generò,
chi fu generato come
me.
Un vecchio amico col quale a
cena
scopro di aver già vissuto quindici
anni.
Qualche
libro,
un paio di
canzoni.
I tuoi occhi grandi, pronti per
nuove emozioni.
17.2.1998
VACILLA
Vacilla,
dopo un colpo dato per
sbaglio,
l’antico monile della
nonna,
posto al sicuro su quel mobile di
legno.
Fa una specie di movimento a
trottola, vacilla.
Giusto il tempo di assaporare
insieme l’aria del mattino,
al ritmo di una sedia a
dondolo,
accanto alla
finestra,
dalla quale si scorge una baita in
alto sul monte.
Vacilla, sembra che
cada.
Poi si ferma pian
piano.
Un attimo di paura lungo una
vita.
Ma adesso è
passato.
14.2.1998
STAREI
SECOLI
Starei secoli a leggerti
libri
e ad accarezzarti
assonnata.
E a baciarti confusa e forse
impaurita
ma dolce e inconsapevolmente
provocante.
A volte smaniosa altre
sgusciante.
Starei secoli abbracciato
così,
tutti e due quasi
ubriachi,
felicemente
frastornati.
15.2.1998
NOTTE
Vicini. Come le cime degli
alberi,
dei pini. Quando il vento li
muove.
Respiri, baci ed emozioni
nuove.
Il buio che ci circonda, i nostri
odori.
Carezze e buio e paura dei
dolori.
Paura che frena, ma non
abbastanza
il corso degli
eventi,
perché non si combatte contro i
sentimenti.
19.2.1998
BARBONE
Calzini
bucati.
Col ditone che
esce.
Eppure il suo bambino
cresce.
Magari sporco di
vestito,
ma candido
d’animo.
Perché anche il barbone ha forte
l’orgoglio.
Anche se è un cartone il suo
giaciglio.
18.2.1998
A CIEL
SERENO
Fine.
Fulmine a ciel
sereno.
Precisa, mi hai colpito in
pieno.
E infatti il
cielo,
ironia della
sorte,
è grigio.
Ora sto
male.
Anche se lo nascondo molto meglio di
altre volte.
Sto male
e sto a
pensare.
Se e quando
passerà,
se con te o con un’altra
storia.
Chi lo sa.
Migliore o
peggiore.
Chi lo sa.
Se ora, domani o tra due
settimane.
So che sarà
dura
e che per ora è solo il pianto
interno che rimane.
22.2.1998
QUALCHE
GIORNO
Qualche giorno di punti
interrogativi.
Di vuoto, di
grigio.
Ma
stavolta
Lo sapevo che era
passeggero.
Che non poteva essere
vero.
Quale
interrogativo?!
Lo sapevo, ci credevo, lo
sentivo.
Infatti è
così.
E infatti sei già
qui.
28.2.1998
SONO
COSI’
Io sono
così.
Piango,
tremo,
sospiro,
ricordo.
Mi
emoziono.
Niente di
più.
Vivo.
1.3.1998
E’ un percorso chiaro, pulito,
maturo.
Ma in
salita.
Tu balzi da un sasso
all’altro,
ma solo su sassi sporgenti e
sicuri.
E sempre attento a non stravolgere i
confini
Dei sassi vicini, che anche se
forti
Non sopportano il peso del tuo
passaggio.
E sempre attento a non
disturbare.
Prima il balzo è
lento,
poi
veloce,
prima
azzardato,
poi
studiato.
E risali il
ruscello.
A volte
solo.
Lo risali pian
piano.
A volte si è in
due,
mano nella
mano.
Altre ancora si è in
gruppo,
ma... un attimo solo e sei solo a
balzare.
Attento a evitare
dolori,
e a non
calpestare,
rompendoli,
i cuori.
4.3.1998
RIFUGI
Sono notti di sereni
cieli,
di sonni
puri,
di sogni
caldi.
E sono mattinate di
parole
E pomeriggi di
letture.
Pomeriggi di letture, gioco,
abbracci e baci.
Sono ore per
conoscersi,
sempre di
più,
sono momenti per
apprezzarci,
sono attimi in
cui
porre i primi
mattoni,
le
fondamenta,
per eterei e concreti eterni
rifugi.
Però troppi
ma,
troppi
sotterfugi...
9.3.1998
INTERROGATIVO
Non è un mondo solo di
novelle,
di leggende indiane, storie
zen,
troppo
lontane.
Non è un
mondo-clone,
né un luogo dove si svolge il
sacrificio al dio-albero.
Però è troppo indeciso e
confuso.
Mentre io vorrei certezze di non
errori,
di persone e
luoghi,
umori e
amori.
O certezze...
generiche.
Invece,
tutto è
interrogativo...
meno l’ultimo
respiro.
18.3.1998
PIU’ TRASCORRONO I
GIORNI
Più trascorrono i
giorni
E più cresce il mio ti voglio
bene.
E più cresce il mio ti
voglio.
Il desiderio di essere
esplorato
E di toccarti per scoprirti un po’
di più.
La voglia di scoprirmi
arreso,
nelle tue mani e di scoprirti
altrettanto nelle mie.
E di vedere più gioia e
serenità,
meno manie meno
malinconie.
Diversi abbracci, sempre
emozionanti.
E baci avidamente golosi, quasi
conturbanti.
Da dare alla tua figura sensuale,
profumata,
al tuo profilo interessante,
dolce,
ai tuoi solari
sorrisi.
Più trascorrono i giorni e più
dico
Parole non ancora
dette
E ascolto parole solo
pensate.
Però
Vorrei vedere le nostre anime molto
più serrate...
6.3.1998
RISVEGLI
Risvegliarsi con una bella giornata
di sole.
E l’aria fredda che ti sveglia la
pelle, e ti entra nei polmoni.
Risvegliarsi accanto a te, con le
tue mani da scaldare,
e scoprire questa scena da
gustare.
Risvegliarsi e invece trovare brutto
tempo,
per poi capire che le nuvole
soffiate dal tuo vento,
non riescono a coprire il
sentimento.
Risvegliarsi
abbracciati,
e parlare dei fiori sopra i
prati,
di manie di mie
poesie,
baciarsi e parlare di
noi,
di arte di musica, di ciò che
vuoi.
Risvegliarsi per sentire sul
pigiama,
il profumo della persona che si
ama.
Risvegliarsi e
invece...
11.3.1998
COLPE?
Forse ho delle
colpe.
Ma
scusate.
Anche io sono
confuso.
Scusa a
te.
Ma a te, invece, sappi che vorrei
sentire
La freschezza del tuo corpo sul
mio.
Vorrei che tu fossi una nuvola di
miele,
per nuotare dentro di
te.
Che tu fossi un’insenatura di
costa,
da far esplorare alla mia anima di
avventuriero.
22.3.1998
SENTIRTI
DIRE
Non avevo mai
lasciato.
E sentirsi dire che si piange per
te,
che si soffre per
te,
è
spiacevole.
E fa crescere nello stomaco sensi di
colpa.
Anche all’uomo più narciso ed
egocentrico del mondo.
23.3.1998
RESTANO
Restano una manciata di pagine di
agenda.
Biglietti di mostre, di
cinema.
Qualche foto, un po’ di
ricordi.
Non colpe o
rimorsi.
Solo un po’ di
delusione.
Perché si è avidi di buone
speranze,
e ereditari di futuri velati di
nero.
Peccato, peccato
davvero.
24.3.1998
ORCHESTRANDO
ATTENTAMENTE
ORCHESTRANDO
ATTENTAMENTE
Prendo sempre ogni tipo di
precauzione,
soppeso parole, regolo
l’emozione.
Ma per fortuna non ci riesco
mai,
e vivo
liberamente.
Non siamo ad un
self-service.
Non metto sul vassoio il
lavoro,
la donna,
il figlio o il padre che mi piace di
più.
Ma riesco a sentire silenzioso anche
il rumore,
riesco a gridare
aiuto,
facendomi
sentire,
anche in una folla
squillante.
Basta avere
occhio,
basta lubrificare il
cuore.
Basta accordare bene ogni strumento
di una vita
e ogni emozione diventerà per
sempre,
orchestrando tutto
attentamente.
27.8.1996
SENTIMENTI E
OCHE
Sentimenti troppo
provvisori
per poter entrare nella vita di
qualcuno
senza chiedere
permesso.
Parole di
addio?
Sempre
aspre,
amare,
fredde,
come verbali da
archiviare.
Molto meglio le oche
parlanti,
nascoste nelle aie
polverose
di ruderi
abbandonati.
Loro non soverchiano
nessuno.
28.8.1996
APPUNTAMENTO
DIFFICILE
Un appuntamento tra due anime che
non si sono incontrate,
mai!
E’ reso difficile dal corso degli
eventi,
e allora tra fontane, insegne e
mille passanti,
entra in gioco lo strano flusso dei
loro sesti sensi.
29.8.1996
IL PADRE DEI
FIORI
Il padre dei
fiori
coltivava foglie ed
amori,
parlava alle
piante,
che
attente,
anche se lui era
distante,
crescevano
immediatamente.
29.8.1996
E’ UN
QUALCOSA...
...mi parte dal
sottosuolo,
più testardo di un
mulo,
pronto a stendere il
muro.
Mi tiene
all’oscuro
sul suo losco
piano.
Mi vuole portare
lontano...
1.9.1996
CONFRONTO
Il primo settembre di qualche anno
fa
mi faceva avvicinare alla
scuola,
l’estate rimaneva alle
spalle,
ma già si pensava al
Natale.
Oggi il primo settembre che cosa mi
fa?
Mi allontana da una mente che
lavora,
che lavora e fugge, cattiva e
ribelle,
senza pensare al
Natale.
1.9.1996
UN
MULINO
Un mulino,
che tritava
grano,
un mulino senza più
guardiano,
prese fuoco con i raggi del
sole,
che non fecero sfornare più il
pane.
1.9.1996
UNA NUOVA
GLACIAZIONE
Se le acque della terra
evaporassero,
i letti dei
fiumi,
orfani di
gocce,
si appellerebbero ai tuoi
occhi,
pregandoli di
piangere
sudore e lacrime
salate.
Solo così,
le barche
attraccate,
riprenderebbero a
navigare,
proprio come i miei
pensieri.
1.9.1996
EFFETTI,
AFFETTI
E’ iniziato ancora un
Settembre,
sopra il mio corpo
inerme;
è finita la ventitreesima
estate,